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… ovvero l’arte dell’equilibrio nella complessità

Contrariamente a quanto si pensi, le persone altamente sensibili possono non trovare così scontato ritrovare sé stesse con lo yoga. La complessità di questo tratto di personalità e la sua peculiarità neurologica, specie alla presenza di una iper suscettibilità (ipersensibilità contestuale) possono infatti rendere difficile orientarsi tra le numerose proposte e i diversi approcci yoga presenti oggi. Proviamo a tracciare qualche elemento che possa aiutare la persona altamente sensibile (PAS) nel panorama attuale.

“Le Persone Altamente Sensibili (PAS) sono quelle che percepiscono in modo più profondo i dettagli più sottili dell’ambiente e delle relazioni, più facilmente sovraccarichi dagli stimoli intensi. Hanno spesso forti reazioni emotive e momenti di down, sono introspettivi e abili osservatori. Sono in medesima proporzione uomini e donne, nel 70 % dei casi sono introversi, e nel 30 % estroversi.”

— Elain Aron

ROMPIAMO IL “VELO DI MAYA” CHE IMPRIGIONA L’ALTA SENSIBILITA’

“La predisposizione all’ipersensibilità non si limita agli esseri umani ma è presente anche nel regno animale. Avere al proprio interno alcuni esemplari dotati di una sensibilità particolare torna a vantaggio della sopravvivenza del branco: sono loro a percepire per primi i pericoli e ad allertare gli altri.”

— Rolf Sellin

L’alta sensibilità è presente in natura, anche negli animali mammiferi che vivono in gruppo: il membro HSP è il primo che avverte il pericolo e viene ascoltato in quanto “SENTINELLA” del branco …ma se nel regno animale l’alta sensibilità è un vantaggio apprezzato dal branco, nel ‘REGNO DEGLI UMANI’ e nella società attuale, cosa succede? Questa caratteristica non è spesso capita, viene vista come debolezza, può diventare oggetto di scherno e bullismo, può formare senso di vergogna, colpa e una ferita narcisistica profonda coperta con la formazione di un “FALSO SE’” nel bambino HSP non capito dai propri genitori. Il “falso sé” corrisponde a quel filtro illusorio delle sensazioni che si forma per REAZIONE ISTINTIVA al contatto con il mondo anziché come RISPOSTA ORGANIZZATA E CONSAPEVOLE ad esso.

Il “velo di Maya” dietro il quale si nasconde l’alta sensibilità nel mondo degli umani – L’alta sensibilità non compresa può creare un complesso illusorio di non-autoaccettazione che alla lunga negando il vero sé ne crea un altro adattato alle aspettative del mondo esterno. Questa illusione di conformità all’esterno impedisce all’essere umano di fare esperienza della propria verità, coprendo la realtà del sé con quello che Shopenhauer ha definito un “VELO DI MAYA”, termine mutuato dalla filosofia induista per descrivere la mutevolezza delle forme effimere dell’essere (molteplicità e separazione del sé unitario) rispetto alla loro unica forma reale. Una unitarietà più complessa da tenere insieme per le persone altamente sensibili rispetto alle altre, a causa della intensità con cui percepiscono le contraddizioni del mondo circostante e le frustrazioni che ne derivano. Questa non-auto-accettazione del vero sé causata da una bassa autostima, può costruire una vera e propria prigione attorno alla persona che si può manifestare in varie forme:

  • può causare AUTOSABOTAGGIO verso le proprie intuizioni in una “DINAMICA DI CASSANDRA” (la Dea che vedeva il futuro, condannata a non essere creduta)
  • può essere al contrario sfruttata tramite “VAMPIRISMO ENERGETICO” da chi si avvantaggia dell’empatia HSP senza poi ricambiarne il sostegno, SOVRACCARICO l’HSP della soddisfazione dei bisogni altrui prima dei propri fino all’ESAURIMENTO delle proprie risorse psicofisiche
  • può generare un senso di perfezione nel bambino altamente sensibile non capito, per guadagnarsi la stima dei genitori fino all’INVERSIONE DEI RUOLI oppure ad una incessante ATTIVITA’ AUTOCRITICA (RIMUGINIO) da parte del proprio severo “GIUDICE INTERIORE”.

Dal velo di Maya alla disfunzione – Questi segni di un mancato incanalamento dell’alta sensibilità, possono diventare disfunzionali e invalidare le potenzialità e la ricchezza del tratto di personalità, non solo per la persona, ma anche per l’ambiente e la società che la circonda che così si privano delle sue risorse. Questo mancato incanalamento può a sua volta sfociare in esiti mal-adattivi quali:

  • l’IPERSENSIBILITA’ (l’approdo disfunzionale dell’alta sensibilità), sviluppando negli introversi (70% dei PAS) implosione e chiusura in sé, mentre negli estroversi (30% dei PAS) l’esplosione in una incontenibile iperattività, nel sensation seeking e instabilità comportamentale
  • “SINDROME DELL’IMPOSTORE” (*cit. Psicoadvisor – non sentirsi all’altezza della situazione contrariamente alle capacità oggettive)
  • LA DEPRESSIONE, che se non curata può arrivare:
    • alla NEVROSI, talvolta nella spirale delle DIPENDENZE (abuso di sostanze al per sensation seeking oppure per “abbassare/attutire il volume degli stimoli sensoriali”);
    • alla FORMAZIONE NARCISISTICA che nei casi più gravi può avere derive psicotiche originate da stili di attaccamento precoce problematici e conseguenti modelli operativi interni disfunzionali, specie nei maschi culturalmente più esposti all’adempimento delle aspettative sociali e ai “MANDATI E/O RICATTI FAMIGLIARI”, mentre nella femmina talvolta nello sviluppo della “SINDROME DELLA CROCEROSSINA” che si avvale della naturale capacità empatica dell’HSP.

YOGA VERSO L’ALTA SENSIBILITA’ PER EMANCIPARE IL VERO SE’

Lo yoga può aiutare le Persone Altamente Sensibili (PAS o High Sensitivity Person) verso quel “necessario (…) processo di individuazione alla scoperta della propria voce interiore in risposta alla domanda sul perché ci si trova su questa terra. Solo così sarà possibile trovare il proprio senso della vita, la propria vocazione (…) ricordando di agire sempre secondo il proprio «HSP WAY» (modalità HSP)

– Elaine Aron

Lo yoga è un cammino di conoscenza che si muove verso lo sviluppo della consapevolezza individuale, a partire dal lavoro tra corpo e respiro, ma che in essi non si esaurisce e che nella meditazione si realizza portando l’individuo a trovare sé stesso liberandolo da tutti i condizionamenti che gli precludono l’apertura alla propria autenticità e creatività. Quello dello yoga è quindi un cammino di liberazione della persona, alla ricerca della propria autenticità, interezza, integrità e originalità, nel qui e ora, ossia nell’immanenza della propria vita terrena. Finalità che si sposa perfettamente con le esigenze della persona altamente sensibile specie quando è travolta da una quotidianità che spesso la sovrasta e perde il contatto con sé stessa a furia di adattarsi all’esterno, sovraccaricandosi di istanze che non sono sue proprie.

Yoga delle origini e alta sensibilità – Nonostante lo Yoga Sutra di Patanjali, la prima raccolta scritta di istruzioni in merito allo yoga, parli di una pratica individuale non condivisa, lo yoga degli inizi era praticato secondo gerarchie, lignaggi, negoziazioni, codifiche, ben definite tra maestro e allievo o comunità. Ma questa modalità di praticare lo yoga come si sposa con l’alta sensibilità? Invero le gerarchie e il carattere “esoterico” dello yoga degli inizi, che nasceva come disciplina militare, integrava l’aspetto del rigore interiore con quello del rispetto dei ruoli utile da un lato a incanalare direzionando e contenendo l’iperattività della persona altamente sensibile che tende a disperdersi e disorientarsi, dall’altro rischiando però di imprigionarla o di mortificarla con dinamiche di gruppo e di mentoring che talvolta possono impoverirla. Qual’è quindi il giusto confine tra queste due istanze? La risposta non può essere univoca, poiché dipende dalle peculiarità del singolo, ma si possono sicuramente identificare alcuni orientamenti.

Come si pone lo yoga di fronte alle caratteristiche HSP? – “La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare” cit. Jiddu Krishnamurti – Il primo tra tutti orientamenti verso uno yoga altamente sensibile, è quello di agevolare l’aderenza al QUI E ORA e il contatto con la realtà, evitando quella tendenza a rifugiarsi nell’immaginario oppure nel sensation seaking propri delle PAS. Nella prospettiva yogica, ciò che interessa è il PUNTO DI VISTA ENERGETICO, per tornare a ricostituire quella forza originale della persona che ne costituisce l’intensità, l’autenticità e l’integrità, essenza della persona. Per fare questo, lo yoga riparte dal corpo il quale, al contrario della mente, è “l’unico a conoscere realmente limiti e confini (…) poiché la mente mente a sé stessa, il corpo non mente mai” (cit. Elena Lupo). Lo yoga attraverso il corpo identifica due GRANDI CATEGORIE DI PROBLEMATICHE ENERGETICHE che, se riconosciute dalla persona, contribuiscono a formare una nuova consapevolezza da cui far partire una nuova gestione di sé nel quotidiano: DISPERSIONE energetica oppure FISSAZIONE (blocco/ristagno energetico). La prima dinamica si cura con la CONCENTRAZIONE dell’energia, la cosiddetta ENSTASI (tornare all’interno del sé, al contrario dell’estasi che è l’unione con altro da sé); la seconda dinamica invece si scioglie con il MOVIMENTO e la CIRCOLAZIONE delle energie. Entrambe però necessitano di un elemento fondamentale, quale è l’ORIENTAMENTO delle energie. Dare una direzione e un senso alle energie, dopo averle smosse oppure concentrate, è fondamentale per incanalarle e direzionarle conferendo loro un senso di aderenza alla realtà. Il punto di partenza di questo percorso energetico è l’AUTOASCOLTO.

All you need is…” less: autoascolto per liberare le energie, da cosa? – Lo yoga invita a SPOGLIARSI DEL SUPERFLUO ESITO DEI RAPPORTI CON IL MONDO, DECOMPRIMERSI per ricostituire e fare riaffiorare L’ESSENZA, “come uno scultore che fa emergere la forma togliendo con lo scalpello la pietra in eccesso”. Ma andando per analogia, nel caso dell’alta sensibilità da cosa è costituita la pietra in eccesso? Dal “velo di Maya” e da tutte le forme mal-adattive dell’essere, viste prima, che ne derivano. Dalla faticosissima maschera Pirandelliana che la PAS ha scelto di indossare per adattarsi all’esterno, oppure dalla confusione interiore sulla propria identità, condizionata dal “falso sé”. La PAS già per sua natura portata a spostare il proprio focus di attenzione verso l’esterno, è sottoposta così ad un COSTANTE SUPERLAVORO dovuto allo sforzo di pensare e comportarsi all’altezza delle aspettative, sforzo che depaupera le proprie risorse a volte senza che la persona ne sappia riconoscere il vero motivo. A questo LAVORO EXTRA INTERIORE, si aggiunge il naturale dispendio energetico HSP dovuto al sovraccarico di stimoli, all’assorbimento dei dettagli sottili dell’ambiente circostante e delle energie positive e negative circostanti. Rompere il “velo di Maya” per rafforzare la propria identità significa riuscire a non farsi ‘contaminare’/’contagiare’ dalla carica energetica altrui, soprattutto se negativa, nè sovrastare dalla percezione amplificata del sentire sia in positivo che negativo, nè lasciarsi sfinire dal tentativo di rimanere a galla nella molteplicità di sensazioni e cognizioni che affollano mente e sensi della persona altamente sensibile.

Dimmi come stai e ti dirò lo yoga che fa per te…- “Nessun approccio funziona per tutte le persone e funziona per tutto il tempo” cit. Brendon Adams” – La particolare complessità della persona altamente sensibile e la variabilità emozionale legata ai suoi momenti di sovraccarico emotivo/cognitivo, pone parecchie questioni in merito a quale possa essere il tipo di pratica yoga ottimale nel quotidiano. Invero, posto di aver considerato e risolto le dinamiche relazionali PAS-non PAS nella classe di yoga, il tipo di yoga che si confà alla persona HSP, difficilmente può essere sempre lo stesso proprio a causa della fase emotiva in cui essa si trova al momento. E’ importante quindi interrogarsi rispetto ad alcuni macro-elementi della pratica yoga applicati all’alta sensibilità:

  • Yoga top-down o bottom-up?
  • Yoga devozionale oppure energetico?
  • Yoga statico/meditativo o dinamico/fisico?
  • Lo sguardo durante la pratica: occhi aperti o chiusi?
  • Le sequenze di asana e momenti della pratica: ripetere o variare?
  • Non-solo-decibel: suono, vibrazione, melodia: abbassare o alzare il volume?
  • Setting, odori e profumi nella lezione di yoga; location, disposizione della classe, luce e spazio della lezione di yoga.

Fai che sia il cuore a scegliere la meta e la ragione a scegliere la via”
— Proverbio Zen

Non esiste una scelta migliore in assoluto, né una migliore dell’altra: ognuna però ha circostanze proprie o improprie che ne rendono efficacie o contro-proproducente la pratica. Ancora una volta è solo attraverso l’autoascolto che è possibile orientarsi nel migliore dei modi rispetto a sé stessi e alla propria peculiare sensibilità.

Questo articolo è il frutto della mia esperienza personale HSP, nel privato e nei quindici anni di pratica prima come allieva, poi come insegnante di yoga, unita agli studi giovanili, alla formazione continua su special needs e trauma informed yoga (Somatic Competence®️Yoga) e alla preparazione delle docenze che mi accompagnano ogni giorno. Ringrazio la ricchezza del corso HST 3 (High Sensitivity Training 2020-2021) di Elena Lupo e la disponibilità di tutto lo Staff HSP-Italia per la diffusione del sapere in merito al tratto dell’alta sensibilità, nell’intento di creare una HSP-way che possa davvero fare di questo mondo un posto dove ognuno possa trovare la sua modalità per stare meglio.”

a cura di Elena De Donato

Filosofia, Psicopedagogia, Insegnante e formatrice Yoga 0-90, Special needs, Trauma informed e High sensitivity Yoga®️

Università degli studi di Milano, Yoga Ratna metodo Gabriella Cella, Yoga Gravidanza e post partum metodo Yoga in fascia®️, Yoga for the Special Child©️, GiocaYoga®️, Somatic Competence®️Yoga Teacher, High Sensitive Yoga Persone Altamente Sensibili HSP Italia™️, Docente unica Master GiocayogaCare®️ bambini speciali AIYB, Docente unica ‘Nascita speciale: yoga cesareo, presentazione podalica, prematurità’ per la Specializzazione post Formazione Yoga in fascia®️

BIBLIOGRAFIA

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