
Tutti al giorno d’oggi conoscono l’etimologia della parola sanscrita Sankalpa, intesa come la promessa di realizzare, portare a compimento, sino al piano fisico, la verità più alta nata dal cuore, che potremmo chiamare un Alto Ideale. Vorrei portare l’attenzione dei gentili lettori sulle parole “promessa” e “Alto Ideale”.
Non trovate più semplice soffermarci su ciò che è lontano dalla nostra portata, piuttosto che approfondire ciò che è vicino a noi, ciò che la vita ci ha messo a disposizione? In un’ingenua incoscienza ci ritroviamo spesso a viaggiare nei mondi, nelle religioni, nelle pratiche spirituali eppure, alla fine di questo tormentato Samsara, constatiamo che di tutto ciò che abbiamo scoperto, di tutto ciò che abbiamo studiato, di tutto ciò che abbiamo vissuto, di tutto ciò che abbiamo percepito, mangiato non abbiamo approfondito nulla, rimanendo con l’amaro in bocca, continuamente alla periferia del nostro essere che cerca quel nutrimento essenziale per la sua realizzazione.
Tale articolo non mira a giudicare il cammino di ognuno, ma può essere considerato come un’introduzione ad un ragionamento che può portare tutti noi all’introspezione profonda. Perché è così difficile approfondire qualcosa nella nostra vita? Perché scegliamo di rimanere sempre alla superficie della vita? Le risposte le conosciamo tutti noi nelle profondità, ma ciò che è certo è che il nostro corpo fisico le possiede. Come afferma il Maestro Alain Contaret “Non possiamo mentire dinanzi al nostro corpo fisico, poiché lui ci conosce così come siamo”. Magari non approfondiamo la nostra vita perché, se lo facessimo, constateremmo che non ci ritroveremmo in nulla di ciò che abbiamo costruito attorno a noi, o solo in parte, e che le nostre tensioni più profonde risiedono altrove. Ciò che noi utilizziamo come strumenti per conoscere noi stessi vanno bene, sono perfino interessanti, il problema è che spesso ci identifichiamo ad essi e non andiamo oltre. Immaginate qualcuno che ama la scrittura e si dedica al giardinaggio. Praticare giardinaggio è un’arte interessante, poiché potrebbe essere per l’individuo in questione lo strumento utile per aumentare la sua creatività e la sua interiorizzazione, ma se non scrive, se non approfondisce il ruolo e l’impatto che il giardinaggio ha su di sé… significa che ha perso di vista l’obiettivo, l’Alto Ideale che lo aveva portato a cercare degli strumenti utili per tendere verso quell’Ideale tanto amato.
Quando parliamo di promessa, parliamo di un giuramento, parliamo di un impegno sacro che dobbiamo onorare. Sì, invoco con coraggio la parola “dovere”, una parola che al giorno d’oggi è talmente temuta che viene condannata e denigrata con tanta brutalità. Per quale motivo? Perché essa fa apparire l’ombra che portiamo dentro, un’ombra infedele che ci rende schiavi delle nostre percezioni, credenze, del nostro sentire e, sopratutto, del nostro desiderare. Il “KALPA” di cui i Rishi solari, così come i grandi Maestri dell’Oriente e dell’Occidente, parlavano è un giuramento sacro rivolto ad onorare l’integrità del nostro corpo, la saggezza della nostra coscienza e la nobile verità che trasmette la Vita. Comprendiamo bene che, l’umanità odierna è molto lontana dall’effettiva comprensione della parola “KALPA”, conosciuta sì a livello intellettuale ma non incarnata, attraverso il corpo fisico, nel concreto del nostro quotidiano.
Se ci soffermiamo sull’Alto Ideale, o “SAN”, potremmo iniziare dicendo che non si tratta di qualcosa che sentiamo nel cuore o nella mente o nel ventre…perché, se così fosse, muterebbe continuamente e ci poterebbe alla dispersione. Un Alto Ideale lo riconosciamo nel momento in cui ci radica, divenendo il punto centrale del grande cerchio della nostra vita.
Potreste domandarmi: “Dov’è l’Alto Ideale?” E’ un cammino, una vera e propria ascesa di una montagna. Per trovare un Alto Ideale, come viene trasmesso nel Vangelo Esseno dell’Arcangelo Raffaele “La Felicità di respirare con Dio”, bisogna innanzi tutto cercarlo. Non appena lo si trova, ci si deve magnetizzare ad esso per attrarlo. Infine, la parte più difficile, creare un luogo dentro di noi dove potergli far prendere dimora.
Comprendiamo bene che il cammino non è semplice, ma è.
Molti diranno: “E’ impossibile, siamo perduti, non c’è speranza..”
E no! Il mondo divino, il Bene Supremo, L’Universo, chiamatelo come volete, ha inviato i Maestri e Saggi per guidare l’umanità verso un Alto Ideale di vita.
“Ma questo significa rinunciare a ciò che conosco e mi è comodo…”.
Si, ma potremmo dire che la rinuncia non è mai una vera rinuncia.
Il corpo fisico dimostra quanto appena detto: dopo aver mangiato, siamo obbligati a liberarci di ciò che non è utile per permettere al corpo di potersi nuovamente riempire in seguito. Dunque, ci svuotiamo per permettere a qualcosa di nuovo, di luminoso di riempirci e rigenerarci.
Come afferma il grande Maestro esseno, Omraam Mikhael Aivahov, il Rishi solare per la nostra epoca, “Ogni ideale, qualunque esso sia, possiede una magica virtù: noi siamo legati a lui ed esso ci comunica qualcosa della sua quintessenza. Se quell’ideale è elevato, ci trasmette continuamente particelle e correnti benefiche: dato che noi lo abbiamo formato, dato che pensiamo a lui e lo amiamo, esso è sempre presente per migliorare le condizioni, ed è così che un giorno troveremo nella nostra vita le nuove condizioni create da quello stesso ideale. Ma affinché ciò si avveri, è necessario amarlo, pensare a lui, nutrirlo e, nonostante la sua immensità e la distanza che ci separa da lui, non dobbiamo mai smettere di cullarlo nel nostro cuore e nella nostra anima”.
Orbene, entriamo tutti insieme nello studio, nella devozione, nel rito e nell’opera degli insegnamenti dei grandi Saggi dell’Umanità per ritrovare, magnetizzare, accogliere in noi un Alto Ideale di vita per il bene di tutti gli esseri.
Adriana Cataldi
Insegnante di Qi gong esseno, Dott.ssa in Tecniche di Neurofisiopatologia, articolista presso la rivista online “Yoga Magazine”, sostenitrice del Collegio Filosofico per la Salvaguardia del Patrimonio mondiale della Saggezza C.N.U., discepola del Maestro Olivier Manitara, del Maestro Alain Contaret e dell’autentico lignaggio dei Maestri e Saggi esseni.