
“Lo Yoga è il più grande dono dell’India al mondo”
— Sri Acharya T. Krishnamacharya
Secondo il grande Maestro, lo yoga è l’offerta più meravigliosa che l’India abbia fatto all’umanità.
Lo Yoga è allo stesso tempo filosofia, scienza e l’incarnazione perfetta di Verità, Bontà, Bellezza (Satyam, Shivam, Sundaram).
Qualità che rivelano la Suprema Realtà, cornici attraverso le quali possiamo dare uno sguardo al Divino, tre attributi che determino le tre vie dello yoga: il sentiero della Conoscenza, della Devozione e dell’Azione. Fin dai tempi remoti i Rishi, saggi dotati di facoltà elevate ed extrasensoriali, hanno conosciuto lo Yoga considerandolo una rivelazione divina, sovrumana, esponendo tali intuizioni nei testi Sacri, i Veda.
Pertanto lo yoga autentico, tradizionale il cui significato al giorno d’oggi è diventato secondario, è visto come un rituale che costituisce la via suprema verso l’unione della propria anima con il Creatore. Ordinariamente l’individuo si trova in uno stato in cui reagisce alle forze della natura, agli istinti, alle ossessioni, ai desideri (prakrti) ed è governato dalle leggi del karma che lo lega ad una condizione di schiavitù e sofferenza.
La sādhanā (pratica) dello yoga lo porta ad agire secondo la legge del Dharma (compimento del proprio scopo).
Questa trasformazione non proviene da forze esterne, ma estraendo ciò che è già presente in noi stessi.
Il modo in cui ciò può realizzarsi richiede uno studio e una comprensione particolarmente chiari sia della filosofia che degli aspetti pratici dello yoga.
Dal punto di vista della pratica , gli insegnamenti antichi descrivono l’importanza di restare a lungo in una data posizione.
La posizione non è solo postura fisica ma bensì mentale poiché l’ individuo è costantemente in preda all’agitazione, vale a dire all’attività sensoriale e mentale.
Il fatto di rimanere in una posizione ben precisa offre alla coscienza la potenziale capacità di liberarsi dalle influenze della mente, di rimanere stabile senza attività sensoriale legata al mondo esterno, imparando il distacco (Vairaghya). In tale senso la posizione consente alla coscienza di essere assorbita nel Divino ovvero essere influenzata dalla sua energia e luce.
E in questa esperienza che si apre la porta alla realizzazione e alla vera Conoscenza.
Soltanto in questa condizione il corpo diventa uno strumento; in tutte le altre situazioni l’uomo è schiavo del corpo/mente e si identifica con esso, reiterando gli stessi automatismi e meccanismi inconsci condizionati. Quindi alla base c’è la riduzione o attenuazione degli impulsi sensoriali e dell’agitazione mentale ed è per questo, che la pratica sul tappetino è complessa, integrale per sostenere e nutrire l’osservazione cosciente, distaccata e globale; le condizioni verso lo stato meditativo.
Per tali ragioni lo yoga è un regalo immenso, vale l’impegno, la dedizione, l’entusiasmo poiché è in gioco la vita stessa nel calcare un cammino verso la libertà e la realizzazione e pienezza.