1 0
Tempo di lettura:3 minuti, 32 secondi

Quando parliamo di doni che una civiltà ha offerto al mondo, il pensiero corre spesso verso ciò che brilla di più agli occhi dell’Occidente. Lo Yoga, oggi celebrato ovunque, praticato nei parchi e nei grattacieli, nei templi e nelle scuole, sembra il tesoro più prezioso che l’India abbia consegnato alla modernità. Ma fermarsi qui sarebbe come ammirare una singola onda e dimenticare l’oceano.

Il vero dono dell’India non è uno solo, né tanto meno qualcosa che si possa racchiudere in una formula o in una pratica. È una cultura vasta come il cosmo, misteriosa e ospitale come una notte di luna piena sulle rive del Gange. Una cultura che abbraccia la vita in ogni sua sfumatura: dalla logica alla poesia, dalla matematica alla medicina, dall’architettura alla filosofia, dalla psicologia all’arte del vivere, dalla ginnastica alla cucina che profuma di spezie, di carezze e di ricordi.

Un’eredità che danza tra le stelle

Pensiamo alla matematica. È in India che nasce lo zero, quell’enigmatico cerchio che permette all’infinito di essere pensato, nominato, calcolato. È in India che si sviluppano i numeri, che si insegnano le arti del calcolo, che si costruiscono osservatori astronomici, templi per leggere il cielo e la mente. I numeri arabi, che in realtà sono figli della sapienza indiana, attraversano i deserti e giungono in Europa, cambiando per sempre la storia della scienza.

Pensiamo alla medicina. L’Ayurveda, scienza della vita, è un viaggio millenario nella salute come equilibrio, armonia tra corpo, mente, spirito e ambiente. I medici indiani, secoli fa, conoscevano chirurgia, diagnostica, erboristeria, terapia del respiro, massaggi, dieta e meditazione. In un tempo in cui l’Europa si dibatteva nell’ombra, l’India osservava la malattia come squilibrio, non come colpa, e la guarigione come ritorno all’unità con la natura.

Yoga: una perla in un oceano

E poi, certo, c’è lo Yoga. Ma lo Yoga non è solo una ginnastica raffinata, né una semplice filosofia. È un ponte sospeso tra il visibile e l’invisibile, un invito a tornare a casa. Nello Yoga convivono tutte le discipline dell’India: la logica e il respiro, la geometria del corpo e la musica dei mantra, la psicologia della mente e la mistica del cuore. Lo Yoga non è un’isola: è la punta emergente di un continente sommerso di conoscenze e intuizioni.

Attraverso lo Yoga, l’India ci ricorda che l’essere umano non è un accidente della natura, ma la sua più alta fioritura. Che la vera libertà non consiste nell’avere, ma nell’essere. Che ogni gesto quotidiano può diventare una preghiera, un’offerta, un ritorno all’unità.

Una cultura che invita a pensare, amare, trasformare

L’India ci ha insegnato la sottile arte di vivere tra materia e spirito. Le sue città antiche sono laboratori di architettura sacra, le sue lingue sono fiumi di poesia, la sua cucina è celebrazione dei sensi, i suoi racconti sono mappe dell’anima. La psicologia indiana conosce i labirinti dell’inconscio molto prima di Freud, i filosofi del Vedanta dialogano con l’Assoluto, i poeti del Bhakti cantano l’amore come abbandono, le danze raccontano storie antiche come il tempo.

In questo, lo Yoga non è il punto d’arrivo, ma la porta d’ingresso. Chi si avvicina davvero allo Yoga, prima o poi si accorge che l’India non ha mai voluto insegnare solo una tecnica, ma mostrare una via. Una via che non separa, ma unisce; che non riduce, ma abbraccia.

E allora, il vero dono dell’India al mondo è la possibilità di scoprire che dentro ciascuno di noi c’è un oceano – vasto, silenzioso, pieno di stelle. Basta chiudere gli occhi, respirare, lasciarsi attraversare.

Come scriveva Rabindranath Tagore, poeta e voce dell’India universale:
“La conoscenza che si ferma è ignoranza. La conoscenza che va avanti è saggezza.”

Lasciamo dunque che la saggezza dell’India ci accompagni: non accontentiamoci della superficie, immergiamoci nell’oceano della sua cultura.
Scopriamo la sua musica, la sua arte, i suoi miti, i suoi sapori, i suoi silenzi.
Solo così, forse, potremo davvero accogliere il dono più grande: quello di sentirci parte, anche solo per un istante, di quell’infinito che l’India custodisce da millenni.

Umberto Assandri

Condividi l'articolo su:
Pin Share

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error:

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi