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Quella del titolo è una domanda alla quale si potrebbe rispondere con diverse altre domande!

Tra queste una potrebbe essere: perché no? Con i suoi asana lo Yoga non è forse una disciplina fisica finalizzata alla ricerca della prestazione e dei nostri limiti di flessibilità o capacità ginnico/acrobatiche? Lasciamo perdere un’eventuale risposta a tale convinzione, che è il più serio malinteso che caratterizza l’attuale stereotipo dello Yoga, purtroppo talvolta incentivato anche da alcuni insegnanti.

Invece, un’altra domanda-risposta potrebbe essere: perché mai? Cosa ha a che vedere una disciplina spirituale e di crescita interiore come lo Yoga con lo sport, che invece è finalizzato alla competizione e al conseguimento di un risultato?

Prima di dare una risposta proprio a quest’ultima domanda, è necessario sottolineare come negli ultimi anni lo Yoga si sia sposato in effetti con moltissimi sport: Yoga per runner, per biker, per climber, per il nuoto, per gli atleti in generale ecc. Uno degli ultimi libri di Iyengar tradotti in italiano s’intitola proprio “Yoga e Sport”, a sottolineare come connessioni ce ne siano, e non poche!

Nella maggior parte dei casi, le diverse tecniche yogiche – riguardanti sia corpo che mente – hanno trovato grande applicazione come complemento alle discipline sportive. Oltre ad incrementare la flessibilità, la mobilità, l’equilibrio, la tonicità ecc. gli asana vengono infatti proposti per promuovere una maggior consapevolezza del corpo e del suo movimento. Il pranayama viene utilizzato per avere una maggiore padronanza del proprio respiro, per migliorare la capacità polmonare e i processi fisiologici ad essa correlati, ma anche per trasformare le ansie, le paure e le emozioni negative, volgendole alla positività. Infine, le tecniche di visualizzazione/meditazione/rilassamento hanno aperto innumerevoli strade nell’ambito di ciò che viene comunemente catalogato come “Mental Training”, di rilevanza anche in altri contesti oltre a quelli sportivi.

Questi esempi dimostrano già da soli come le tecniche dello Yoga possano trovare un’applicazione molto interessante e utile nel contesto sportivo, migliorando le prestazioni e fornendo al contempo all’atleta un approccio più olistico, con una consapevolezza di se stessi molto più vasta rispetto agli usuali metodi specifici.

Seppur tutto questo sia sicuramente positivo, in queste applicazioni lo Yoga svolge un ruolo puramente strumentalizzato ai fini sportivi: lo “Yoga per lo sport” diventa un insieme di tecniche potenti e efficaci, ma che sono solo un mezzo aggiuntivo per ampliare le nostre capacità a livello fisico, emozionale e mentale in un contesto in cui l’obiettivo rimane la “prestazione” sportiva.  È a questo livello che la maggior parte delle applicazioni dello Yoga allo sport si fermano.

In realtà, il ruolo che lo Yoga può assumere nei confronti dello sport è molto più profondo e per comprenderlo è necessario cambiare la prospettiva con cui queste discipline vengono usualmente correlate l’una alle altre: invece di domandarci come lo Yoga possa essere utile alle discipline sportive, possiamo invece chiederci come possa insegnarci a scoprire nello sport stesso una disciplina atta a promuovere la nostra crescita personale e spirituale, indipendentemente dal risultato e dalle aspettative.

Nell’ambito del Raja Yoga, il traguardo del cammino degli otto passi è l’innalzamento spirituale che raggiungiamo nell’unione di corpo, anima e spirito, che si realizza nel Samadhi nello “Yogas Citta Vrtti Nirodha”, lo Yoga come attenuazione delle fluttuazioni della mente. In questo viaggio entriamo in una connessione integrale con noi stessi, nel vivere il “qui e ora” e questa completa immersione nel presente la possiamo sperimentare lungo tutti gradini di questo cammino, sia che stiamo praticando gli asana, che i pranayama, o che stiamo meditando. Una completa presenza in ogni istante nella percezione di noi stessi e della nostra coscienza.

Ma non è forse vero che anche lo sport può avere queste caratteristiche?

Se togliamo la competizione, le aspettative, il tendere ad un risultato tangibile, la ricerca della prestazione fine a se stessa, forse lo sport stesso cessa di esistere?

Invece, non è forse togliendo proprio questi obiettivi puramente materialistici e tipici della nostra mentalità occidentale che possiamo comprendere davvero quale è il motivo più profondo di questa nostra passione e perché ci fa stare davvero bene al di là del semplice benessere fisico che ne consegue?

Fateci caso: quando pratichiamo uno sport siamo lì, in quel momento; siamo nell’atto, nel movimento; siamo nella completa presenza, in ascolto e osservazione del nostro corpo mentre affronta i propri limiti, ricercando l’armonia e l’unione con il mondo circostante. La nostra mente è vuota, fissa in un eterno presente, con un’attenzione completa sul corpo. Senza rendercene conto, stiamo meditando e proprio i nostri atti fisico-motori sono il seme di questa nostra meditazione in movimento!

Certo, non è sempre così ogniqualvolta facciamo sport, ma probabilmente chiunque l’abbia praticato ad un livello intenso per le proprie possibilità ha sicuramente vissuto un’esperienza di questo tipo prima o poi. Se ricerchiamo un fondamento yogico che caratterizza le discipline sportive, questa ne è l’essenza.  Tutto il resto – i risultati, le vittorie, i record, le aspettative – non sono le fonti di appagamento vero che riceviamo dalla pratica, ma sono solo una pura illusione della nostra mente e del nostro ego, che, oltretutto, ci fa talvolta perdere di vista il significato profondo che queste passioni hanno per noi.

Spesso, anche nello stesso yogasana, non siamo consapevoli di quest’essenza intima, non la percepiamo, e la nostra mente è continuamente proiettata al futuro, alla prestazione, al risultato che potremmo conseguire.  Eppure, se ripensiamo a ciò che provavamo le prima volte che salivamo entusiasti sul tappetino, o alla gioia degli inizi quando l’importante era il solo poter praticare il nostro sport, senza aspettative e liberi da qualunque schema, allora davvero possiamo ricordare quanto quella passione era puro arricchimento per la nostra anima e per la nostra vita…e capire che la nostra risposta alla domanda del titolo è: Sì! Se ben vissuto, qualunque sport non è altro che Yoga!

Alberto Milani

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