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La ricerca di pace interiore e benessere psico fisico non è una necessità solo moderna. Migliaia di anni fa vi era già una ricerca in tal senso, indagine che portò a sviluppare in seno alla cultura orientale indiana la millenaria disciplina dello yoga. Il termine “yoga” apparve nelle antiche scritture indiane, i Veda, più di 3500 anni fa. Ma si presume che lo yoga venisse praticato già da molto prima.

Patanjali, filosofo indiano, considerato il padre dello yoga, raccolse, riassunse e trascrisse i concetti cardine della filosofia yogica nello Yoga Sutra, testo composto da 196 aforismi che ancora oggi viene ritenuto un testo base per le pratiche yogiche. Patanjali scrive di pratiche fisiche, ma tratta approfonditamente anche di filosofia, etica e morale, perchè sono saperi che vanno condivisi e compenetrati insieme. Difficile datare con precisione quest’opera, ma considerato lo stile degli aforismi stessi, si colloca in un periodo che va dal IV al II secolo a. C.

In maniera del tutto riduttiva noi occidentali troppo spesso consideriamo “yoga” solo la parte della disciplina fisico ginnica che attraverso posizioni, mudra ed esercizi di respirazione, ci aiutano a migliorare il nostro benessere fisico sciogliendo tensioni, blocchi e resistenze.
Ma gli orientali compresero da subito che per “stare bene” dev’esserci un’ armonia completa tra corpo, mente e spirito.

Inappropriatamente, quando il mondo Occidentale scoprì l’India nel XVI secolo, interpretò lo yoga come un’estensione della pratica religiosa induista. Per tale ragione lo yoga per molto fu considerato dal mondo occidentale una disciplina pagana da vietare.

Ma senza continuare in un excursus storico, sono sufficienti questi pochi accenni per comprendere che lo yoga esiste da millenni ed ha accompagnato l’uomo nei secoli.
La disciplina si è evoluta e si è differenziata in numerose e svariate tipologie. In certi casi alcune discipline yogiche sono restate pressochè immutate nei secoli fino ad oggi, in altri casi ci sono state contaminazioni con altre attività, interpretazioni, rielaborazioni da parte dei maestri contestualizzate al periodo.

Quello che appare evidente è che lo yoga sia una disciplina senza tempo, di cui l’uomo ha sempre avuto bisogno e di cui continua a necessitare. Esercitare lo yoga non è come ho già detto fare ginnastica ma significa intraprendere un percorso di crescita interiore e di ricerca dentro noi stessi, un cammino che ci accompagna per tutta la nostra vita. Guardarsi dentro offre innumerevoli possibilità di miglioramento di noi stessi.

Gli antichi sapienti indiani avevano compreso ampiamente i benefici ad esempio degli Asana, rimasti invariati da secoli pur mantenendo la medesima efficacia ancora oggi: prevengono e curano problemi fisici posturali, equilibrano le attività ghiandolari, rendono tonici i muscoli ed il sistema nervoso ma permettono anche il rilassamento degli stessi, stimolano una sana circolazione sanguigna, insegnano a conoscere il proprio corpo con consapevolezza, placano la mente agitata, portano equilibrio nel corpo e nelle psiche in maniera armoniosa.

Era conosciuta anche la potenza della respirazione per riequilibrare sbalzi emotivi.
Attraverso le diverse tecniche di respirazione, Pranayama, la mente si placa, il corpo perde le tensioni che lo irrigidiscono, si riprende il controllo di se stessi. La concentrazione si risveglia, si è presenti nel qui e ora. E infine la meditazione strettamente collegata alla respirazione che permette di ritrovare il giusto equilibrio tra corpo, mente e psiche.

E’ necessario tenere sempre presente le diversità che sussistono tra la cultura orientale indiana e quella occidentale. In un certo qual modo potremmo dire che la cultura orientale indiana nasce insieme allo yoga citato anche nei loro miti antichi come patrimonio dell’umanità. In Occidente lo yoga è arrivato assai più tardi, è stato “importato”, è stato se vogliamo tradotto ed interpretato sulla base della nostra visione circa le questioni esistenziali. Abbiamo dovuto adattare una pratica millenaria al nostro mondo occidentale.

La distinzione netta che appare evidente è che la cultura orientale, nello specifico indiana, attraverso lo yoga ricerca il “divino” nell’essere umano. La spiritualità è sentita e vissuta fortemente, viene percepita nella natura, e in tutto ciò che ci circonda in una visione unitaria e nel medesimo tempo universale. Noi occidentali abbiamo perso questa dimensione “spirituale” che intendiamoci, non ha nulla a che vedere con la religiosità. Ci siamo allontanati dalla Madre Terra, ci siamo dimenticati di far parte di qualcosa di unico, ci siamo persi nella nostra visione “egocentrica” di noi stessi.

Noi occidentali ci siamo allontanati sempre più da questa visione che vede e intende le molteplicità nell’unità; l’uomo occidentale ha quindi cominciato a manifestare disagi, nevrosi, depressioni, stress e altri malesseri tipicamente prodotti dalla nostra cultura e dal nostro stile di vita.

Oggi più che mai emerge la necessità d’intraprendere una propria ricerca interiore e spirituale, perchè ci sentiamo “persi” , “smarriti” bisognosi di ritrovarci.
L’uomo occidentale si sente solo!
Solo perchè ha perso la sua innata e naturale connessione con la natura e l’universo tutto. Vive un profondo disagio e sente di dover tornare alle sue “origini”. Origini che sono dentro ciascuno di noi, iscritte nel nostro dna.

A cosa stiamo assistendo ultimamente?
A mio avviso l’essere umano, al di là della cultura di appartenenza, e pertanto dei condizionamenti che questa impone, sente il bisogno impellente di dare ascolto alla proprio parte spirituale, imbavagliata da troppo tempo.

Lo Yoga, come disciplina che risponde a bisogni naturali quanto universali, oggi vive un momento di grande successo anche in Occidente. Grazie a questa filosofia millenaria, che abbraccia e accoglie nella sua completezza l’individuo, disponiamo di uno strumento per aprirci alla vita con piena consapevolezza, per fare esperienza del momento con intensità e presenza piena e cosciente.

E’ stupefacente realizzare che intraprendere il cammino dello yoga è viaggiare in una dimensione atemporale, dove lo spirituale è calato nella dimensione terrena, quotidiana.
La strada dello Yoga conduce l’uomo ad aprire la propria coscienza, ad affrontare il suo tempo, la sua realtà, la sua vita esperienziale, che è quella e solo quella, perchè destinata a lui e lui solo.

Il mio augurio rivolto all’umanità è che si rimetta in relazione. Come individui è necessario rieducarci all’ascolto, alla comunicazione non verbale fatta di sguardi, di sensazioni, di percezioni sensitive che abbiamo tutti in potenza, di riacquisire consapevolezza di noi stessi e degli altri, per riscoprirci individui che vibrano all’unisono con l’universo.

Dott.ssa Anna Abbate

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