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Se è vero che esistono tanti tipi di yoga quanti sono gli insegnanti, quali sono quindi gli elementi che li accomunano? Scopriamo insieme come si è evoluto lo yoga nel tempo, a quali esigenze risponde oggi rispetto al passato e come è possibile orientarsi tra i vari approcci yogici.

YOGA DELLE ORIGINI

La pratica millenaria dello yoga nasce come disciplina militare riservata ai guerrieri e vietata alle donne, per praticare il distacco dall’odio per il nemico e dalla paura per il combattimento e la morte, attraverso il potenziamento delle risorse interiori e il raggiungimento di calma e lucidità. La pratica dello yoga si è poi man mano allargata giungendo attraverso i maestri al contesto civile, in solitudine o nella diade maestro-allievo e poi a quello sacro e devozionale, nella vita comunitaria monastica o degli Ashram.

Lo yoga divenne così STRUMENTO DI CONOSCENZA DI E LIBERAZIONE PERSONALE, per elevare il proprio status spirituale emancipandosi dal giogo e condizionamento del karma (il lascito delle azioni non virtuose da estinguere) nella vita quotidiana secondo quanto affermato dai VEDA. A partire dal livello più grossolano del corpo, il cammino proponeva l’elevazione dell’anima individuale (Atman) LIBERANDOLA DAL GIOGO DELLA FISICITA’ (yoga = giogo in sanscrito) per ricondurla allo spirito universale (Brama).

L’elevazione, al contrario di ciò che siamo abituati pensare nella logica moderna e occidentale, si realizzava attraverso il superamento della separazione tra materia e spirito per approdare all’unione tra persona e le varie parti del sé (corpo, mente, anima) e di sé con l’anima universale. Un cammino di risveglio della coscienza individuale e di quella universale dentro di sé, sviluppando connessione con tutto ciò che esiste attraverso un percorso di immanenza.

Lo YOGA SUTRA DI PATANJALI E GLI 8 PASSI DELL’ASHTANGA YOGA, unica traccia scritta del cammino di ascesi dello yoghini, parla dello yoga come di una pratica esperienziale, individuale, non condivisa. Lo yoga allora era una disciplina pura, praticata presso agenzie sociali ben definite e i maestri della disciplina erano distinti in figure in certi casi gerarchiche e in ruoli differenti (oacharia, guru, swami…) e varie erano le diadi e le relazioni possibili tra maestro e allievo (oacharia e brahmmacharia / guru e shishna…). Tutto era codificato, comprese le negoziazioni tra maestro e allievo che marcavano un mutuo scambio di favori alla pari oppure che riflettevano le regole dell’ashram, del monastero, della comunità guerriera.

LO YOGA DEL DISEMBODIMENT

Il cammino yogico secondo le origini, proposto da tutti i tipi di yoga che ad esso si ispirano, propone il percorso di unione con la coscienza universale attraverso un’ascesi spirituale che emancipa dalla materia praticando quello che in gergo si chiama DISEMBODIMENT ossia letteralmente “DISINCARNAZIONE”. Questo processo, lungi dal voler negare il corpo e le sue necessità fisiche, propone invece un cammino di consapevolezza della propria fisicità per riconoscerne le necessità senza da esse farsi dominare. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, il Disembodiment è un’osservazione distaccata di sé a partire dalla consapevolezza del corpo evitando di farsi da esso dominare. Il cammino non disconosce il corpo, ma invita la persona a vincere il giogo delle necessità fisiche, poiché UNA COSCIENZA CONDIZIONATA DAL BISOGNO NON E’ LIBERA.

LO YOGA DELL’EMBODIMENT

In realtà, però, già a fine ‘800 accanto alla pratica yoga tradizionale, si formò una nuova corrente yogica che affiancava (Tirumalai Krishnamacharya tramite Ramamohan B.) agli YOGA SUTRA, ALL’AYURVEDA E AI VEDA i testi dello YOGA TANTRICO MEDIOEVALE. Grazie a questa contaminazione con IL TANTRISMO, venne approfondita la conoscenza del corpo e delle vie per apprenderne il controllo del fisico attraverso gli asana, i vinyasa e i pranayama. Nasceva così L’ASHTANGA VINYASA YOGA, che propone una predominanza della pratica fisica per PORTARE LA MENTE NEL CORPO LIBERANDOLA COSI’ DALLE VRITTI (rimuginio del pensiero) E DISCIPLINANDOLA ATTRAVERSO DI ESSO. La rigorosa pratica fisica divenne così una modalità di controllo della mente attraverso l’EMBODIMENT, solo all’ultimo gradino del quale processo arrivava la liberazione dal corpo per potersi aprire alla meditazione.

DUE PROCESSI, STESSA LIBERAZIONE

I due processi di incarnazione e disincarnazione della mente attraverso lo yoga, ottemperano a quelle che in gergo si definiscono come pratica BOTTOM-UP, dal corpo alla mente, oppure TOP-DOWN, dalla mente al corpo. Nonostante i due percorsi sembrino inversi tra loro, essi rappresentano in realtà i due aspetti della stessa medaglia, ossia LE DUE FACCE DI UNO STESSO PROCESSO DI LIBERAZIONE DELLA PERSONA ATTRAVERSO UN CAMMINO DI CONSAPEVOLEZZA. Sembra davvero impossibile da un punto di vista logico, ma in realtà ognuna di queste due vie è una modalità altrettanto valida portare alla liberazione dal giogo dei condizionamenti fisici, emotivi, mentali.

LIBERARSI DA CHE COSA?

Numerosi sono i condizionamenti che impedisco alla persona di essere davvero libera nella propria vita e il Buddha li cita identificandoli in maniera molto efficacie con l’attaccamento a ciò che pensiamo possa difenderci dal dolore, dove per ATTACCAMENTO non si intende il senso di possesso in sé ma IL FARSI POSSEDERE DA CIO’ A CUI TENIAMO IMPEDENDOCI DI ESSERE LIBERI. Potremmo identificare questo attaccamento nel corpo e alle sue sensazioni, nei grovigli emozionali e sentimentali, alle idee e ai pensieri, alle relazioni, agli oggetti, al potere. Ognuno di questi condizionamenti comporta automatismi che DOMINANO LA VOLONTA’ E IL PENSIERO CREATIVO PORTANDO ALLA MENTE SCIMMIA, ossia una mente legata che esegue ciò che le necessità del condizionamento impongono.

LIBERARSI A QUALE SCOPO?

Lo yoga invita a SPOGLIARSI DEL SUPERFLUO ESITO DEI RAPPORTI CON IL MONDO per ricostituire L’ESSENZA, come uno scultore che fa emergere la forma togliendo con lo scalpello la pietra in eccesso. Il cammino di liberazione della persona attraverso lo yoga, è volto alla RICERCA DEL VERO SE’, OSSIA DELLA PROPRIA AUTENTICITA’ che si esprime ritrovando la propria coscienza, interezza e integrità. Ritrovare sé stessi secondo quanto proposto dallo yoga, significa LIBERARE IL PROPRIO PENSIERO CREATIVO E LA PROPRIA IDENTITA’ ORIGINALE, per aprirsi alla coscienza critica per fare scelte consapevoli e vivere secondo il proprio modo di essere autentici.

LO YOGA ATTUALE E LE SUE ISTANZE

Se pensiamo al passato inteso come CULTURA PRE-DIGITALE, dove il peso delle fatiche fisiche e della quota corporea della quotidianità in ogni ambito della vita era ancora preponderante, possiamo immaginarci come il percorso di LIBERAZIONE DAL CONDIZIONAMENTO DEL CORPO potesse essere sentito come primario e quindi come il processo di Disembodiment rispondesse allora alle esigenze dell’uomo comune.

Nell’era attuale digitale, post analogica, al contrario la quota fisica dell’impegno personale è diminuita a favore dell’aumento del CARICO MENTALE E STRESS EMOTIVO. Stress originato dalle dinamiche lavorative sempre più legate a lavori sedentari e di relazione, ma anche all’esposizione ai social e ai media senza alcun filtro protettivo che possa mettere al riparo dalla pervasività emozionale. In questo contesto, lo yoga trova collocazione soprattutto nell’esigenza di RIAPPROPRIARSI DEL PROPRIO CORPO DIMENTICATO e di un RISVEGLIO SENSORIALE E FISICO.

L’esigenza non risponde solo ad una necessità di riattivazione fisica, che a ben vedere può essere ricercata forse anche più efficacemente tramite lo sport o il pilates, ma soprattutto di uno SCARICO E RIEQUILIBRIO EMOTIVI. Lo squilibrio emotivo, infatti, pur nell’inattività fisica, attiva organi, metabolismo e muscoli e tendini lasciando tracce corporee ben evidenti nelle tensioni e contrazioni. In questo contesto, la pratica Bottom-up ossia quella di Embodiment, è maggiormente ricercata e risponde meglio alle esigenze riequilibranti attraverso gli yoga dinamici come l’Ashtanga, Vinyasa, Anukala o fisici come l’Iyengar

Le pratiche yoga di embodiment, sono particolarmente indicate per stemperare i rilasci fisico emotivi legati al traumatismo e alla sindrome da stress post traumatico trattati negli yoga approccio trauma informed, come Trauma Sensitive Yoga e Somatic Competence®️ yoga.

Al contrario, all’esigenza riattivare la mente ritrovando uno spazio creativo, simbolico e di rielaborazione emotiva, rispondono meglio le pratiche Top-down dello yoga classico, meditativo o devozionale come l’Hatha, Ratna, Raja, Kundalini

Oltre alle esigenze individuali legate al quotidiano, la ricerca del tipo di yoga ideale per sé risponde alle proprie istanze personali, nonché alla risonanza con l’insegnante che costituisce un altro tassello fondamentale caratterizzante la pratica yoga.
In questo variegato panorama, è fondamentale evidenziare L’IMPORTANZA DEL SETTING oltre alla tipologia di yoga. Scegliere infatti di praticare in presenza oppure online, live oppure in differita, in gruppo o individualmente, in cerchio oppure in maniera frontale, nel centro yoga o in palestra, in ufficio, al lavoro, a casa, outdoor o indoor… ha portato nuove modalità di approccio e sviluppato nuove abilità accanto a quelle del percorso yogico classico. In ultimo va citato anche tutto il mondo del marketing e agli outfit legato allo yoga, che restituisce un ideale una volta assente, rispetto al praticare yoga e all’immagine di sé legata alla pratica quando in realtà non esiste un modello che possa rappresentare il lavoro fatto su di sé con lo yoga, lavoro personale e soggettivo.

Concludendo, qualunque sia la sua forma, lo yoga costituisce una risorsa importante per la nostra società attuale frammentata, sovrastata dalla tecnologia e dalla moltitudine di modelli non sempre afferenti ad una comunità culturale capace di contenere l’individuo. L’individuo può trovarsi disorientato e solo, senza un luogo dove potersi esprimere con autenticità, nel quale ritrovarsi o capire chi è davvero.

Elena De Donato
Filosofia, Psicopedagogia, Insegnante e formatrice Yoga 0-90, Trauma informed e High sensitivity Yoga®️

BIBLIOGRAFIA

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