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Avete mai osservato un bambino che sta imparando ad andare in bicicletta?
Forse, in un primo momento, sarà la paura di cadere ciò che balzerà agli occhi, ma un attimo dopo sarà lampante la gran voglia di riuscire, la forte determinazione di raggiungere l’obiettivo, che scalzerà in secondo piano la paura dell’insuccesso, facendo emergere il sentire del cuore, unico ponte tra il sè e ciò che sta intorno, insomma un’innata ed ardente fiducia in se stessi e nell’altro.

La parola fiducia deriva dal latino “fides”, che significa “riconoscimento dell’affidabilità dell’altro”, indica qualcosa che si conquista sul campo, che richiede l’incontro ed il contatto, sembra quindi che alla fiducia non ci si possa abbandonare come alla fede, che è invece un atto assoluto. Ma ne siamo poi così sicuri?

La tradizione

Vyāsa, grande saggio e uno dei più importanti commentatori degli Yoga Sutra di Patañjali, scrive: ‘La fiducia protegge e sostiene lo yogi, come una madre’.
La fiducia, infatti, come si apprende dalla tradizione yogica, produce l’energia necessaria ad intraprendere dei cambiamenti, attiva la volontà e genera la determinazione, aspetti, questi, che iniziano a svilupparsi nel bambino, grazie ad un sempre presente supporto materno e che trovano, poi, manifestazione nelle sue “piccole” conquiste quotidiane.
Dunque, il bambino che caparbiamente si dedica ad imparare a pedalare, é assolutamente fiducioso, ha riposto il suo cuore in quella missione senza pensarci un attimo, pur non  conoscendo affatto ciò a cui va incontro e facendo esclusivamente ricorso alle proprie risorse personali ed innate.
A questo punto, torno a chiedermi se, effettivamente, provare fiducia non sia in qualche modo relazionato a compiere un atto di fede, magari inconsapevolmente.

Vyāsa continua illuminandoci in merito al fatto che ‘la fiducia garantisce la presenza della memoria che conduce verso la conoscenza risultante dalla concentrazione profonda’,
offrendo la possibilità di ricostruire la consapevolezza di dove si vuole andare e di ciò che si desidera attuare, aiutandoci a riconnettere noi stessi con le nostre motivazioni personali.
La scienza, inoltre, ci insegna che per circa il 70% siamo costituiti da acqua, elemento che ci dona la sua più preziosa qualità, ovvero quella di plasmare e rimodellare la propria forma, sia essa fisica, sia, in una visione più olistica e profonda, di pensiero, ovvero di modificare la famigerata ‘forma mentis’ degli antichi, offrendoci la possibilità di cambiare in maniera del tutto naturale e di sperimentare la fiducia senza soffermarsi troppo a pensare; spesso, però, attanagliati dalla frettolosa quotidianità, dimentichiamo questo dono e congeliamo ogni forma di movimento consapevole e di conseguente cambiamento, chiudendoci nella staticità e nell’abitudinarietà.

L’energia generata dalla memoria, ma anche quella che sgorga dal lasciarsi fluire dagli eventi, quel fuoco che brucia dentro ognuno di noi ci ricordano, attraverso le esperienze quotidiane, il reale motivo per cui siamo qui ed ora, ci fanno tornare all’origine, per viverne l’essenza, trascenderne la forma e bruciare del fuoco della trasformazione; quest’ultimo, infatti, alberga dentro ognuno di noi e, come un faro nel buio della notte, ci sospinge verso gli orizzonti desiderati. Per scaldarsi di questo calore e passare attraverso questo fuoco sacro é necessario avere fiducia, anzitutto in se stessi e nelle proprie capacità.

Lo Yoga ci viene in aiuto

A questo proposito lo Yoga ci tende la mano per fare il primo passo verso questa nuova dimensione, dove non esiste il fallimento inteso come qualcosa di distruttivo o insuperabile, bensì esso diviene la possibilità di destrutturare le convinzioni erroneamente radicate nel profondo della mente, fornendo un punto di partenza dal quale iniziare a ricostruire una nuova coscienza, un nuovo sentire, un nuovo essere in costante divenire.

Grazie alla pratica dello Yoga abbiamo l’occasione di attuare un potente esercizio di determinazione e di costanza, di volontà di non procrastinare, promuovendo attivamente il desiderio di agire per attuare un cambiamento, poiché la meraviglia di questa disciplina non resta mai confinata agli spazi chiusi di un tappetino, anzi continua ad agire anche, e soprattutto, quando ne siamo scesi, proponendoci un grande esercizio di fiducia che invita alla riflessione e che aiuta a ristabilire la direzione della nostra bussola interiore.

Una volta riacceso il tuo fuoco e riscoperta la fiducia in te stesso, sarai in grado di incanalare le tue energie nel migliore dei modi, non esisterà più alcun timore di posare lo sguardo sul mondo e ammirare le meraviglie di un panorama completamente nuovo e del tutto inaspettato, ricco di colori intensi e di delicate sfumature e la tua anima sarà finalmente in grado di cogliere questa bellezza, grazie alla consapevolezza di provare fiducia attraverso il sentire del cuore.

Torno perciò, ancora una volta, ad interrogarmi se provare fiducia sia davvero così differente dal compiere un atto di fede, allorché per iniziare un cammino verso una qualsiasi direzione è sempre necessaria una buona dose di coraggio, per affidarsi all’ignoto e per attraversarlo, per farne esperienza e per trasformare, in seguito, quanto vissuto in consapevolezza ed in esperienza; è come trovarsi in stazione pronti a timbrare il biglietto per una destinazione sconosciuta e affidarsi al cuore, l’unico capace di donarci istintivamente quella fiducia indispensabile per compiere il passo e salire sul treno verso ciò che realmente siamo, la nostra propria vera essenza; pertanto, giunto a questo punto, tu che fai?
Non lo timbri il biglietto?!

Rossana Lella Arca
Balyogando

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