B.K.S. (Bellur Krishnamachar Sundararaja) Iyengar nacque il 14 dicembre 1918 a Bellur nel sud dell’India, in una famiglia molto povera. I suoi genitori appartenevano alla casta dei bramihni e suo padre era un insegnante.
Sin da piccolo Iyengar ebbe una salute molto cagionevole: durante il parto la madre ebbe un attacco di una forte influenza, molto diffusa a quei tempi, che mise a rischio la sua vita e quella del suo piccolo (che miracolosamente sopravvisse), egli aveva una testa molto più grande rispetto al resto del corpo, gli pendeva da una parte ed era molto debole fisicamente. Per non bastare era sempre deriso ed umiliato sia da fratelli e sorelle (lui era 11° di 13 fratelli) che dagli amici scolastici.
Nel 1931 ebbe la malaria e poco dopo fu colpito dal tifo, rimanendo in un ospedale alcuni mesi. Anche dopo essere stato rimesso, la sua salute non diede cenni di miglioramento. Nel 1934 invece gli fu diagnosticata una forte tubercolosi che lo ridusse in fin di vita.
Guarito per l’ennesima volta, suo cognato Shri Krishnamacharya, il padre dello yoga moderno, tentò di dargli qualche insegnamento con la speranza che questo lo avrebbe aiutato con la sua salute. Era il 1934 e il piccolo Iyengar aveva solamente 15 anni. Ecco come in un’intervista ricordava quei periodi: “quando provavo a fare qualche asana, mi era impossibile, il mio corpo era rigido come un manico di scopa, le mie gambe facevano un male terribile e il dolore alla schiena era insopportabile”.
Nonostante le prime grandi difficoltà Iyengar insistette imperterrito arrivando a praticare dalle 8 alle 12 ore giornaliere e in pochi anni divenne abilissimo nella pratica delle asana e come per miracolo tutti i problemi, di cui aveva sofferto, non si manifestarono più. Divenne talmente bravo nell’esecuzione delle asana che spesso veniva chiamato ad esibirsi in pubblico e gli spettatori rimanevano sempre stupiti (anche se ricordiamo che lo Yoga non è esibizione…).
Nel 1937 a 17 anni, dietro richiesta di Krisnamacharya, cominciò a insegnare a gruppi di donne e un anno dopo, senza parlare bene l’inglese e ancora con una salute precaria, si spostò a Pune per insegnare presso il famoso Deccan Gymkhana Club. Nel 1940, però, dovette terminare questa esperienza a causa del salario troppo basso e iniziò a dare lezioni private di yoga, allora poche e rare.
Iyengar scelse di vivere lo Yoga nel concreto della vita, con le normali responsabilità di un padre di famiglia, vicino alla moglie e ai figli. Egli percepiva come la verità si trovasse in tutti gli uomini, in profondità, e che fosse possibile raggiungerla anche nella quotidianità intraprendendo un viaggio interiore con grande intensità.
Nel 1943, a 25 anni, sposò Ramamani dalla quale ebbe sei figli: Geeta, Vinita, Suchita, Sunita, Savitha e Prashant. Sua moglie fu sempre per lui un grande supporto morale che gli diede la forza per andare avanti negli insegnamenti e nella scrittura dei libri. Quando lei venne a mancare all’età di 46 anni lui soffrì molto e decise di dedicargli il suo istituto chiamato: Ramamani Iyengar Memorial Yoga Institute.
Dal 1944 la sua fama di esperto di yoga e terapista iniziò ad espandersi. Personaggi eminenti cercarono la sua guida. Furono anni in cui per essere all’altezza dell’insegnamento si impegnò con una pratica intensa, severa e costante, che gli permise di perfezionare e acquisire una grande conoscenza delle asana; si delineò la sua tecnica di insegnamento e come lui stesso dichiara “..sebbene avessi iniziato la pratica dello yoga nel 1934, fu solo nel 1946 che si rivelò in me un innato interesse per questa disciplina”.
Nel 1952 giunse in India Yehudi Menuhi, violinista famoso in tutto il mondo, particolarmente interessato allo yoga e i due vennero a contatto. Il violinista rimase assai colpito dalle asana dell’indiano come esprimono le sue stesse parole: “io non smetterò mai di essere stupito da un uomo che si esibisce senza nessun strumento, io ho bisogno di uno strumento per farlo mentre lui ha solo bisogno del suo corpo”.
I due strinsero una forte amicizia tanto che Menuhi invitò Iyengar in Svizzera per avere qualche altra lezione e fargli svolgere qualche dimostrazione. Fu così che per la prima volta il grande maestro lasciò l’India per recarsi in occidente. Grazie a lui molte persone iniziarono a praticare lo yoga anche in occidente. Da quel momento in poi le visite in occidente divennero sempre più frequenti ed il suo nome cominciò ad essere conosciuto da sempre più persone.
Secondo Iyengar, in occidente la vita troppo frenetica e piena di stress oscurava la pace mentale e le troppe comodità materiali toglievano alcune gioie della vita essenziali per vivere in equilibrio con se stessi. Lo yoga, se ben praticato, poteva liberare le loro menti dalla schiavitù e poteva essere un mezzo per ristabilire un grande equilibrio interiore (lo Yoga è la sospensione delle modificazioni mentali, come dice il buon Patanjali).
Nel 1975 venne inaugurato il Ramamani Iyengar Memorial Institute, dedicato alla memoria della moglie.
Ufficialmente Iyengar si ritirò dall’insegnamento nel 1984, ma continuò le sue attività nel mondo, insegnando classi speciali e scrivendo libri. La sua tradizione venne e viene portata avanti da sua figlia Geeta e da suo figlio Prashant, riconosciuti e stimati insegnanti a livello internazionale.
Il 22 Agosto 2014 all’età di 93 anni per avvenute complicazioni polmonari, cardiache e renali Iyengar ha lasciato il corpo fisico in un ospedale di Pune.
“Mi piacerebbe praticare fino all’ultimo respiro: questo è il mio umile servizio allo yoga. Il mio unico desiderio è prostrami davanti a Dio esalando l’ultimo respiro in una postura yoga.”
Fin da giovane fu convinto della necessità di creare una tecnica yoga originale, che avesse le radici nella tradizione, ma che fosse allo stesso tempo scientifica e moderna. “È sbagliato fare differenza tra yoga tradizionale e Iyengar yoga… non c’è distinzione tra uno yoga e l’altro; tutti hanno le stesse radici e gli stessi obiettivi.”
Una delle principali caratteristiche della pratica da lui proposta è rappresentata dall’enfasi posta nei dettagli, nella precisione dell’allineamento, nella realizzazione delle posture (asana) e nel controllo della respirazione (pranayama). Nel corso della sua vita Iyengar classificò oltre 200 posizioni classiche di yoga e 14 differenti tipi di pranayama.
Il suo stile prevede anche l’uso abbondante di accessori come bande elastiche, mattoni, sedie, sacchetti di sabbia ecc. Il loro utilizzo permette di comprendere le posizioni, di realizzarle con gradualità, stabilità, in sicurezza, con tempi più lunghi, con minore sforzo e, soprattutto, porta a conoscere un rilassamento profondo e rigenerante. Con i supporti tutti possono trarre gli importanti benefici degli asana a livello di salute fisica e mentale, sia gli allievi avanzati che i principianti, ma anche le persone fisicamente più deboli, doloranti o rigide. Tramite il loro utilizzo Iyengar realizza la sua visione: “lo Yoga è per tutti”.
Ecco cosa diceva lui a proposito: “Gli attrezzi divennero i miei guru e mi insegnarono come usare il corpo. Sentivo chiaramente che con i sostegni acquisivo una migliore padronanza delle asana”.
Ecco quali benefici trae chi si applica con regolarità a questo stile (ma alla fine sono i benefici che lo Yoga dà, in qualunque modo venga praticato):
- maggiore stabilità delle articolazioni;
- rafforzamento della muscolatura;
- allineamento progressivo di arti e spina dorsale;
- miglioramento del sistema circolatorio;
- stimolazione degli organi interni;
- aumento delle difese immunitarie;
- rilassamento mentale.
Si tratta di uno stile molto impegnativo, soprattutto per lo sforzo fisico richiesto dal mantenimento delle posizioni. Solo con la fatica si può raggiungere la piena coscienza del corretto allineamento di tutto il corpo.
Ma lasciamo spazio ad alcune parole illuminanti del maestro:
“Tutto quello che serve per praticare lo yoga con successo è buonumore, perseveranza, coraggio, corretta conoscenza delle tecniche da seguire, moderazione nello stile di vita e fiducia.”
“Il ritmo del corpo, la melodia della mente e l’armonia dell’anima creano la sinfonia della vita.”
Numerosi sono i libri che ha scritto sullo Yoga tra cui ricordiamo: i) Commento agli yoga sutra di Patanjali, ii) L’essenza degli yoga sutra. La guida definitiva alla filosofia dello yoga, iii) Teoria e pratica dello yoga, iv) Vita nello yoga. Trasformazione, saggezza, libertà, v) Compendio di teoria e pratica dello yoga. Una sintesi del testo classico dello yoga, vi) L’albero dello yoga (a parere dell’autrice uno dei più belli che chiunque pratica Yoga dovrebbe leggere) e vii) Teoria e pratica del pranayama.