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Sia chiaro, per praticare yoga non c’è bisogno di andare all’altro capo del mondo, ma con la sua diffusione si sono create molte occasioni d’incontro e condivisione.

I ritiri, per esempio, sono delle ottime e innovative opportunità per immergersi completamente nella disciplina, e non solo per un paio d’ore a settimana come spesso accade quando si frequenta un corso nella propria città.

Ce ne sono di tutti i tipi, moltissimi si tengono in Oriente, in India, in Indonesia, ma anche in Sudamerica, USA, solitamente al mare o immersi nelle foreste. Esiste un’infinità di ritiri anche in Italia, in luoghi magnifici, dispersi tra le colline, le montagne, le spiagge, le campagne.

Il ritiro è un’esperienza, è una condizione mentale oltre che fisica; è utile per staccarsi da tutto, dalla routine e dallo stress che attanaglia le nostre vite.

È anche una scusa in più, se vogliamo, per compiere un viaggio vero e proprio.

Il ritiro come lo intendiamo oggi non è qualcosa che ha a che fare con la tradizione. Agli antichi bastava sedersi in meditazione, ovunque si trovassero. Non intraprendevano viaggi spirituali chissà dove, anche perché non era possibile viaggiare con facilità come oggi, ma anche in passato gli yogi si ritiravano nelle caverne, in luoghi appartati; alcuni si addentravano in paesaggi desertici proprio per trovare la giusta condizione per una profonda meditazione.

Oggi si può scegliere di partire alla ricerca di luoghi pacifici con molta semplicità, e in questi luoghi è possibile trovare yogi pronti a offrire i propri insegnamenti a persone in cerca di se stesse o più semplicemente di relax.

Nel mio caso, da appassionata di yoga e grande viaggiatrice, dopo anni di pratica e dopo essere diventata insegnante, ho deciso di proporre un nuovo modo di praticare, unendo il viaggio e lo yoga. Da sempre considero il viaggio uno dei modi migliori per conoscere se stessi, ancor più se ci si reca nel deserto, uno dei luoghi più magnetici della Terra.

Da un paio d’anni organizzo ritiri yoga nel deserto proprio con l’intento di permettere alle persone di praticare in condizioni privilegiate, perché meditare nel deserto è un’esperienza molto più semplice ma allo stesso tempo più profonda. I silenzi del deserto, i suoi spazi immensi, il senso di pace che sprigiona, sono in grado di condurci profondamente dentro noi stessi.

C’è una frase che amo citare tratta dal romanzo “Into the Wild” di Jon Krakauer:

 “Nel deserto si recano profeti ed eremiti; viandanti ed esuli lo attraversano. I leader delle grandi religioni vi hanno cercato i valori spirituali e terapeutici del ritiro, non per fuggire ma per trovare la realtà.”

Questa semplice frase racchiude in sé il perché di un ritiro nel deserto.

Quello che avvicina i moderni ritiri yoga alla tradizione, è proprio la totale immersione in una pratica che non può essere vissuta come una mera attività fisica da eseguire saltuariamente, ma come qualcosa che deve entrare a far parte della nostra quotidianità. Lo yoga non è uno sport, non è solo attività fisica, -anche se per molti è diventata tale- e il ritiro può metterci in contatto con quello che s’intendeva un tempo con la parola yoga.

Oggi non possiamo dire di praticare come facevano gli antichi, anche perché non c’eravamo, non sappiamo come funzionasse; abbiamo qualche testimonianza ma i riti che facevano parte delle antiche tradizioni erano per lo più segreti. I maestri concedevano i propri insegnamenti ad allievi ben selezionati, non certo al primo che passava.

Lo yoga è cambiato molto, e oggi porta in sé molte nuove idee e progetti, figli di questi tempi moderni, ma che hanno tutti l’intento di diffondere questa disciplina che ha fatto innamorare milioni di persone in tutto il mondo grazie ai suoi infiniti benefici, e il ritiro può essere un’occasione in più per capire cosa vuol dire praticare dalla mattina alla sera, al riparo e lontano da tutto.

Molti eremiti scelsero il deserto per ritirarsi e cogliere il significato del tutto, per l’uomo di oggi può essere un’occasione per ritrovare pace ed equilibrio e forse anche qualcosa di più profondo che riguarda noi stessi e il mondo che ci circonda.

Dejanira Bada – MindfulnessWave

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