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La Bhagavad Gita costituisce le basi, il fondamento di tutte le forme di yoga (karma yoga, jnana yoga, astanga yoga, bhakti yoga, raja yoga, kriya yoga ecc) ed espone ampiamente come risolvere i problemi che affliggono l’umanità, tramite l’applicazione dei principi spirituali che caratterizzano ogni sentiero yoga il cui unico scopo è quello di elevare l’essere umano a un livello superiore di felicità.

La tendenza naturale di ognuno di noi è la ricerca del piacere, della felicità; nessuno vuole soffrire. Questa tendenza a godere della vita è la radice fondamentale che caratterizza la coscienza di ogni essere vivente. Perché abbiamo questo bisogno innato dentro di noi di gioire della vita? La risposta va cercata dentro di noi. I saggi immortali che hanno realizzato questa felicità interiore dicono che l’essenza più profonda di ognuno di noi è una gioia infinita; questa felicità immortale è la nostra vera ricchezza.

Ascoltando queste parole una persona può rimanere perplessa, vedendo che la realtà quotidiana è ben diversa dalle parole altamente poetiche e piene di speranza dei grandi rishi vedici (saggi autorealizzati). Questi grandi maestri di vita, nella loro grande compassione hanno lasciato volumi e volumi sapienziali che spiegano fin nel minimo dettaglio come il nostro sé profondo, il nostro vero sé, la nostra essenza (chiamata anche anima), distinto dal corpo che ci ricopre, può purificarsi dai falsi concetti e risplendere nella sua vera gloria.

I grandi maestri del passato, di qualsiasi tradizione spirituale essi siano, non ci vogliono ingannare; nella loro essenza, i loro insegnamenti non sono divergenti. Cristo, Buddha, Maometto, Guru Nanak, Kabir, Sri Caitanya e moltissimi altri hanno insegnato la medesima scienza che porta alla comprensione che “noi non siamo questo corpo.” La nostra essenza, chiamata “atman” in sanscrito (il sé, l’anima) è eterna, ha una conoscenza infusa, al di là del tempo e dello spazio, ed è immersa nella gioia infinita. I saggi che hanno raggiunto la realizzazione del sé ci hanno donato metodi di yoga mediante i quali la persona può elevare gradualmente il proprio livello di consapevolezza.

Qualsiasi persona desiderosa di ritrovare sé stessa deve avvicinare un insegnante spirituale che, non solo teoricamente abbia appreso la grande scienza lasciata dai maestri che lo hanno preceduto, ma che abbia piena realizzazione di questa conoscenza. Nella Bhagavad Gita (4.34), testo fondamentale e di grande aiuto per il ricercatore sincero,* è spiegato:

“Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con un’attitudine di ascolto, cercando di avere una propensione al servizio. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.”

Queste parole, pronunciate 5000 anni fa da Sri Krishna, chiamato anche Yoghesvara (il maestro di tutti gli yogi realizzati) ci dicono che per conoscere la verità così com’é, bisogna avvicinare un maestro autentico, ponendogli delle domande con il desiderio di apprendere e, con una gratitudine naturale per la sublima conoscenza impartita dal maestro, cercare di servirlo.

Naturalmente, l’ingrediente essenziale in questa ricerca del sé è una fiducia nel maestro e nella conoscenza che egli trasmette, ma non si tratta di una fede cieca, in quanto Krishna stesso dice nella Bhagavad Gita di assicurarsi che la vita pratica del maestro e le sue risposte siano coerenti ed indirizzate allo sviluppo interiore, senza tracce di egoismo. Conoscendo un vero maestro che con i suoi insegnamenti e il suo esempio ci porta verso traguardi più elevati, la nostra fede diventa sempre più ferma e non vacillerà di fronte agli ostacoli che la natura materiale frappone tra noi e il nostro traguardo, cioè la gioia spirituale che viene dall’Amore Divino.

La Bhagavad Gita sottolinea che l’evoluzione spirituale è rallentata dai desideri materiali, cioè dai desideri di godere di questo mondo in modo indipendente dalla sua sorgente. “Illuminazione” significa conoscere questi desideri divergenti dal nostro vero interesse e cercare di illuminare le parti oscure, sciogliendo i nodi che ancora si nascondono nel nostro cuore.

Cari amici lettori, noi possiamo essere i migliori amici di noi stessi o i nostri peggiori nemici. Inconsapevolmente, molte persone si degradano compiendo delle attività che producono negatività. Essere consapevoli dei frutti che produrranno le nostre azioni positive e negative ci rende capaci di scegliere la via positiva che conduce ad una felicità in ascesa.

In questo modo, lo yoga che cura è una realtà effettiva che ci aiuta a ritrovare la vera felicità.

Vasudeva Datta das (Walter Montagner)

* consigliamo in modo particolare la lettura de “La Bhagavad Gita così com’è” delle edizioni Bhaktivedanta Book Trust Italia (BBT Italia)
acquistabile comodamente online.

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