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Tempo di lettura:4 minuti, 56 secondi

Quando ho ricevuto la mail da Sibilla (una delle redattrici dello Yoga Magazine, ndr) ed ho visto l’argomento dell’articolo (Celebrazione dello Yoga), ho pensato: “Wow, per il mio primo articolo un argomento così, potrei scrivere un’infinità di cose”.

Riflettendoci su, però ho capito che scrivere un papiro non sarebbe stato utile perchè poteva risultare un elenco quasi sterile, di tutti i benefici che lo Yoga porta. Quindi, ho deciso di cercare di scrivere quello che lo Yoga rappresenta per me da quando le nostre strade si sono incrociate.

Io ho iniziato a praticare Yoga (in maniera costante) dal 2016, inizialmente mi ero iscritta al corso di Hatha Yoga per migliorare i miei fastidi alla schiena, dovuti ad un lavoro sedentario e perchè volevo fare attività fisica.

Ci ho messo poco a capire che lo Yoga non è solo movimento, anzi. Personalmente, sono una persona molto dinamica, quindi le pratiche intense e che lavorano tanto sul corpo mi piacciono. Ma man mano che ho proseguito gli studi (e che continuo a studiare, visto che non c’è mai una fine ad essere un’allieva) sono riuscita ad entrare in quel meccanismo che è lo Yoga.

Gli Asana sono ovviamente una parte importante del percorso, ma non bisogna confonderli con “meri” esercizi da palestra. Ogni asana, ogni tipologia di asana, lavora su una parte del corpo in maniera mirata e profonda, ci sono asana più o meno ostili per ognuno, che sono legate anche ad un fattore emotivo/caratteriale, ma anche all’umore del giorno (non è un caso infatti, se gli insegnanti ripetono spesso durante le lezioni che è possibile che un asana che magari il giorno prima
riuscivamo a mantenere tranquillamente, in quel momento risulta fastidioso, persino scomodo).

Ad esempio, se parliamo di tipologie di asana, tra le mie preferite ci sono gli allungamenti in avanti (ad esempio: Paschimottanasana, Janu Sirsasana), gli asana con aperture delle anche (tra le mie preferite, non per niente ci sono Upavista Konasana, Virabhadrasana II e Prasarita padottanasana).

All’inizio della formazione da insegnante, ad esempio non ero proprio una fan delle torsioni, ma in realtà per tutti i benefici che danno, ho imparato ad approcciarmi a loro, nonostante per me Ardha Matsyendrasana ad esempio, sia ancora un po’ una tortura!

Altri asana che ho imparato ad amare sono le inversioni e gli inarcamenti, per me sono difficoltosi, ma è una bella sfida lavorarci su ed imparare a stare comode anche in queste posizioni per me non proprio famigliari. E’ bello, man mano che si lavora sugli asana diventare sempre più consapevoli del proprio corpo, sia di come cambia, ma anche delle ripercussioni che ha sul nostro carattere, ed anche sul nostro umore. E’ un processo lungo e molte volte non ci accorgiamo che avviene, ma poi quando ci soffermiamo a pensare a come avremmo agito in una situazione in passato e come abbiamo reagito nel momento attuale, vediamo come ( e se) è avvenuto il cambiamento. Praticamente è avvenuta una trasformazione in noi, a volte in maniera delicata, a volte meno, che ci ha permesso di agire in maniera differente rispetto al passato.

Dopotutto, il cambiamento costante è quello che avviene nella vita e se c’è un insegnamento che per me è stato fondamentale dello Yoga è proprio questo: il concetto di “Parinamavada”, cioè la capacità di accettare i cambiamenti e di  non rimanere attaccati a quello che non ci serve più, ma che la nostra mente non vuole lasciar andare.

Agli asana, si aggiunge uno dei concetti o tecniche tra le più importanti, secondo me, di questa disciplina: il Pranayama, la respirazione. Studiare ed approcciarsi alle tecniche di respirazione non è affatto semplice (sempre secondo la mia esperienza), ma imparare a gestire il respiro è davvero affascinante e la cosa interessante, è che non è un concetto che rimane inchiodato al momento della pratica, anzi. Imparare ad avere una respirazione corretta, profonda, ci aiuta tantissimo durante tutte le vicende della vita, ma anche semplicemente, nelle piccole questioni quotidiane.

Lavorare sul respiro può aiutare a calmarsi durante un momento di nervosismo o paura, o magari anche solo a non andare in affanno quando si salgono le scale, fino ad arrivare al miglioramento della postura. Può sembrare un concetto astratto e difficile, ma in realtà una volta imparate (almeno le basi, poi come dicevo, c’è sempre da imparare e migliorare) diventa una parte integrante della nostra persona e non ci accorgiamo più che quel respiro una volta solo toracico e affannoso, adesso è profondo e leggero.

Un’altra parte che a me affascina dello Yoga, sono le Mudrā. Mi sono avvicinata negli ultimi mesi a questi “sigilli energetici” e sono davvero interessanti. Non solo per le storie delle divinità a loro associate, che a me intrigano tantissimo, ma soprattutto per il loro fine. Ci sono tantissime mudrā, tra le mie preferite, c’è la più nota Abhaya ed alcune che ho scoperto in un seminario che ho seguito recentemente, quali Garuda, Rudra e Bhairavi mudrā.

Sono mudrā ovviamente che sente vicine per il momento in cui sto vivendo e probabilmente perchè le sento vicine al mio carattere.
Per concludere, lo Yoga è uno studio perenne di se stessi e secondo me, dà la possibilità di cambiare la percezione del mondo intorno a noi e degli altri, ci dà la capacità di vedere le cose da più punti di vista, ci permette inoltre, di imparare ad accettare i cambiamenti e di capire quali sono le nostre radici (intese come ciò che ci serve per prendere energia) e di lasciare andare il superfluo.

Poi ogni pratica è unica e divertente, in base a noi e a come ci sentiamo quel giorno. Ecco perchè mi piace tanto lo Yoga che dà gli strumenti per capire e trasformarsi, ma senza legare nessuno a dei concetti rigidi e degli schemi indotti che diventano soltanto routine ed imposizione.

Ilaria RedWoody per “Lo Yoga
IG: ilaria_redwoody
YT: ilariaW

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3 thoughts on “Elogio allo Yoga

  1. L’articolo “elogio allo yoga” potrei averlo scritto io, per quanto mi corrisponde.. È un dono che ho ricevuto, ha cambiato la mia consapevolezza in tutto

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