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“Si può definire schiavitù, vivere nella mente senza che essa sia diventata parte del corpo.”
— Gibran

In riferimento alla profonda frase di Gibran, diventando consapevoli che occorra ridare al corpo il posto che gli spetta, ci permettiamo di allinearci alla nostra intelligenza corporea.
Una fragranza che va riscoperta e che fiorisce dal pensiero AUTENTICO, VERO, non dal paradigma mentale astratto, limitato e fine a se stesso.
“Pensare con il corpo” è, là dove la mente troppo affollata dai vortici mentali, inizia a farsi quieta, a farsi carne nel nostro involucro fisico, assecondando quella energia consapevole, responsabile ed integra, che ci fa scorrere di momento in momento con il presente e che si mette al servizio dei dettami della nostra anima, il nostro vero Sè.

È una mente che trovando stabilità e centratura nel corpo, trascende, trasmuta la dimensione dualistica del pensiero, quell’aspetto troppo raziocinante, iperlogico che ci separa dalla naturalezza della chiara visione.

E allora la vera stabilità è accettare il continuo movimento e cambiamento nel flusso e riflusso della vita, di momento in momento.

Infatti, dal punto di vista yogico, il corpo, attraverso l’assunzione degli Asana (posture), diventa un viatico per pervenire a stati di consapevolezza sempre più evoluti, sollecitando la mente condizionata a destrutturarsi e a smussare i propri limiti egoici attraverso l’affinamento dell’ascolto interiore, dell’osservazione attenta del proprio agire e del proprio pensiero nell’ambito della pratica stessa.

In profonda connessione con il momento presente, con mente attenta, in cui il corpo vibra con i propri ritmi interni, respiro, cuore, muovendosi nello spazio, impariamo a fluire con l’incessante cambiamento, riconoscendo la sacralità e l’inviolabilità del nostro tempio, custode della nostra essenza.

Purtroppo però l’ errore di fondo che commettiamo, è identificarci con il contenuto psichico della nostra mente (ansie, agitazioni, psicosi, fobie, ossessioni, accumulo di pensieri, idee fisse, ruoli) che ci porta ad aggrapparci ad un concetto di realtà basato su paradigmi, che sentiamo famigliari, sicuri, ma che fondano le loro basi su memorie, condizionamenti e quindi sul passato. Imbrigliati cosi nel passato, ostacoliamo il processo di crescita ed apertura al nuovo, tralasciando la possibilità di scorrere con i mutamenti e la capacità di fortificare la nostra resilienza ai duri scossoni che la vita ci presenta.

Allora lo yoga ci invita a contattare la realtà più vicina a noi, il corpo, quel contenitore delle potenzialità più belle, delle energie più profonde, della sacralità più vera, che vive e si muove sempre in linea con lo scorrere degli eventi.

Quel modello posturale a cui il corpo si approccia, diventa uno specchio per incontrarci davvero, per riconoscere i falsi modelli a cui abbiamo aderito perdendo la nostra integrità, per comprendere la stretta relazione ed influenza della mente sul corpo e come queste due entità (mente/corpo), apparentemente separate, si influenzano vicendevolmente.
Riusciamo finalmente a riconoscere chi siamo e piano piano a dimorare nella nostra natura autentica.

La mente condizionata dai suoi contenuti invece di dominare il corpo, forzarlo, sovrastarlo, dovrebbe mettersi al servizio della energia che lo abita per trovare il vero contatto e conoscenza con il Reale.
Il corpo parla, la mente mente.
Mentre spesso fuorviata dalla propria visione limitata e parziale crede di essere lei, il centro di tutto (ego).

Nel momento in cui entriamo in una posizione e ci impegniamo a conservarla in uno stato di “immobilità rilassata”, in pieno contatto con il respiro, iniziamo a renderci conto dell’intensa attività mentale che ci assorbe nel suo chiacchiericcio e rumore interno, distraendoci dalle sensazioni, dalle emozioni che vorrebbero emergere per poter essere accolte e trasformate.

Per questo motivo nella pratica cerchiamo di distendere, di rilassare, di cedere al fine di sottrarre al corpo le rigidità, le tensioni, i ristagni somatizzati e in esubero, che inibiscono la nostra capacità di renderci fluidi ed adattabili alle nuove “forme”, alle situazioni che la vita ci presenta.
Con l’utilizzo di pratiche respiratorie invece, accompagniamo il mentale verso un processo di purificazione, stimolando uno stato di calma e chiarezza, per saper decidere con lucidità come affrontare le cose che cambiano.

Ci trasciniamo invece, in una modalità di agire e pensare vecchia e stantia che ci regala una parvenza di sicurezza e un illusorio senso di appartenenza, nella presuntuosa credenza di risolvere problematiche con le stesse dinamiche che le hanno create.

Purtroppo però il cambiamento spaventa tutti e lo dimostra il fatto che molti lasciano la pratica o non entrano mai in profondità dentro se stessi.
Questo perché il corpo cambia di continuo , possiede un proprio linguaggio che va interpretato e ascoltato.
La stessa posizione può essere diversa da quella assunta il giorno prima, ma la mente avendo difficoltà a seguire questo incessante cambiamento e ad affidarsi ai processi in corso, vorrebbe congelare la situazione. L’ego è diffidente e strutturato.
Mollare quella parte di mente iperlogica, dipendente dai propri contenuti, significa allentare la presa dell’ego ed espandere la consapevolezza ad ogni passo, evitando che l’esistenza diventi un luogo di ristagno e perda la sua caratteristica di vitalità e creatività.

Il vero cambiamento parte dal singolo individuo in connessione profonda e radicata con la propria interiorità, in ascolto della propria voce, quando l’intelletto si fa umile, la mente purificata si unisce all’anima e il corpo diventa il tempio del Sacro, del divino.

Ecco che si può allora affrontare il cambiamento, equipaggiati; entrando nell’ignoto, assumendosi la responsabilità di accogliere gli elementi di incertezza con coraggio e morendo alla propria psiche ad ogni istante.

Proprio come diceva Krisnamurthi:
“Non puoi vivere completamente se non fai morire tutto ciò che è di ieri, diversamente vivrai meccanicamente”.

La persona che non è spaventata dal cambiamento, non ha paura di sentirsi completamente insicura, fluisce passo dopo passo , salda nel suo centro, presente a se stessa, possiede chiarezza mentale poiché comprende che, psicologicamente, non esiste alcuna sicurezza.
Quando non c’è sicurezza, c’è movimento senza fine, c’è resilienza, forza, coraggio e fiducia nell’inesorabile flusso del nostro Divenire e della Vita.

Marina Demaria

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