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“Numerosi sono coloro che pretendono falsamente di essere degli iniziati, ed affermano di praticare i riti dei Kaula. Se la perfezione dovesse essere raggiunta bevendo vino, allora tutti gli ubriaconi sarebbero dei santi; se la virtù consistesse nel mangiare carne, allora tutti gli animali carnivori del mondo sarebbero virtuosi; se la felicità eterna dovesse essere ottenuta attraverso l’unione dei sessi, allora tutti gli esseri viventi dovrebbero esservi ammessi”.
Kularnava Tantra

Fin dall’alba della creazione del mondo i tantrici hanno realizzato che nel corpo umano risiede una forza potenziale e dinamica chiamata KUNDALINI. In sanscrito kundal significa spirale, kunda significa “luogo profondo o cavità” e spesso viene rappresentata come un serpente addormentato attorcigliato alla base del nostro coccige.

Kundalini è la Shakti, l’energia primordiale nel suo stato potenziale latente e quando si manifesta viene chiamata con uno dei nomi della Devi: Kali, Durga, Bhairavi e con molti altri nomi secondo la forma con cui si manifesta.

Con il risveglio di KUNDALINI, l’intelligenza superiore viene risvegliata dal letargo e si crea una nuova sfera di creatività. Quando tale energia è risvegliata è possibile avere visioni, esperienze psichiche ed extrasensoriali, divenire poeti, scrittori, danzatori, profeti perché la sua potente forza apre le porte alla coscienza e alla conoscenza.

I tantrici affermano che il risveglio autentico di Kundalini non avviene nel Chakra base (Muladhara), ma nel Chakra del cuore (Anahata) solo quando tutte le tenebre dentro di noi sono state dissipate.

Per far questo invochiamo madre Kali: la guardiana di un territorio di fuoco, la grande dissipatrice delle tenebre, colei che sgomina la paura, i legami all’ego, che dà la forza per compiere la sadhana (pratica spirituale). È lo spazio, e per i suoi adoratori è, prima di tutto, un amore che non conosce limiti, poiché il tantrika si libera di tutti i limiti. Il Tantra utilizza un complesso e al tempo stesso affascinante simbolismo per rappresentare l’anatomia umana. La colonna vertebrale è vista come l’albero della vita con le radici nel mondo sotterraneo e i rami tesi verso il cielo. Alle radici dell’albero si trova la dea serpente arrotolata (Kundalini) immagine simbolica del potere divino che si manifesta nella natura. Le pratiche tantriche risvegliano il serpente risalendo dalle radici dell’albero ai rami. Questo processo porta a un’illuminazione spirituale e alla liberazione finale da tutto ciò che è materiale. Quando il serpente si trova alla base  si manifesta come energia sessuale; quando comincia a salire viene denominato “energia Kundalini”; quando raggiunge la cima diventa Spirito.

TANTRA YOGA come RISVEGLIO della Coscienza

“Lo Yoga Tantrico fornisce quindi una rappresentazione dello stato e delle fasi di sviluppo di questa impersonalità e di come, di per sé e a suo modo, essa produca la luce di una coscienza sovrapersonale più alta”.
— Carl Gustav Jung

Quando si intraprende una via di Conoscenza la divisione fatta normalmente tra Oriente e Occidente perde significato. Giungere alla comprensione delle radici tradizionali comuni ad entrambi, Oriente ed Occidente, significa aprirsi ad una visione unitaria dei diversi rami di uno stesso grande Albero: la Tradizione Primordiale, unica ed universale. È proprio nel Kali yuga che risiedono le migliori opportunità di risveglio del potenziale spirituale tramite le procedure del Tantra.

Un “ricercatore della verità” può scegliere, per il proprio percorso, la tradizione, la cultura, il linguaggio, gli strumenti e le pratiche a lui più consone. Il processo del risvegliarsi richiede una scelta consapevole e responsabile per  raggiungere una maturazione profonda. Dal desiderarla all’attuarla occorre coraggio, forza, determinazione, una incredibile aspirazione.

Sono, quindi, pochi coloro che si attivano davvero, che si azionano in modo puntuale, concentrati allo scopo di percorrere un “Sentiero” apposito per ricordare, risvegliarsi, svelare di sé tutto ciò che non è reale da ciò che è reale.

Chi giunge a tale e tanta aspirazione intraprende una vera sadhana, un indispensabile sentiero di realizzazione del Sè, un vero e proprio viaggio di scoperta della Coscienza Reale.

Un “ricercatore della verità” prima di affrontare un tale impegnativo viaggio, viene a trovarsi di fronte alla presa di consapevolezza dei tre livelli di esistenza conoscibili:

  1. il livello dell’essere umano-animale – focalizzazione nei chakra basico-sacrale-solare (mangiare, procreare, espellere);
  2. il livello dell’essere umano in evoluzione (in fase di interiorizzazione, di risveglio, di risalita) – chakra cardiaco-gola- frontale (possibilità di trasformazione in dio-uomo);
  3. il livello divino – chakra segreti della testa e sahasrara (domina i corpi sottili – regno spirituale).

Il Tantra yoga è un complesso di “pratiche” tese a far sperimentare al tantrika (il sadhaka membro della via tantrica) il risveglio spirituale della Kundalini, farla esplodere in muladhara chakra, risvegliare susumna nadi e farla ascendere fino a tutte le aree inconsce del cervello.

Lo scopo del Tantra è portare l’ente planetario predisposto all’illuminazione e alla liberazione spirituale finale (Moksa). Le conoscenze e le pratiche sono vastissime, tanto da contenere combinazioni pratiche per ogni tipologia umana. Il Tantrismo è una scienza iniziatica che non richiede convincimento e fede cieca, ma solo diligente pratica in grado di fornire risultati per ogni livello di coscienza.

Molte delle vie tantriche offerte oggigiorno sono in mano alla contro-iniziazione, vie in cui Kundalini non può ascendere fino a sahasrara chakra ma facilmente scendere, cadere verso i centri (chakra) inferiori.

È la complessità di una via esoterica che induce in errore coloro che non sono “predisposti” e che non dovrebbero addentrarvisi per evitare deviate interpretazioni: la presenza ingombrante di troppa ignoranza metafisica (avidya) ha prodotto grandi disastri nella storia umana.

Kundalini: il potere del serpente

La susumnâ è la via che percorre la Kundalinî, quando, risvegliata, sale attraverso i chakra; essa è descritta come un serpente che dorme arrotolato nel mûlâdhâra. Quando, grazie a tecniche opportune, essa si desta, attraversa dapprima lo svadhisthana chakra (plesso sacrale), poi il manipûra chakra (plesso epigastrico), poi l’anahata chakra (situato nella regione del cuore), poi il vishuddha chakra (plesso laringeo-faringeo), infine, l’âjnâ chakra (situato tra le sopracciglia) e sbocca nel sahasrara chakra (alla sommità del capo). Quest’ultimo chakra è il simbolo dell’Assoluto, posto al di là dello spazio e del tempo: lì risiede Shiva e lì avviene l’unione finale di Shiva e della sua Shakti, far risalire la Kundalinî significa appunto provocare l’unione di Shiva e della Shakti, cioè il riassorbimento del mondo nell’Assoluto indifferenziato.

La pratica tantrika che porta kundalini al visuddha chakra (gola, tiroide e paratiroide, coscienza empirica) deve essere praticata con  “intenzione” tesa a raggiungere ajna chakra (fronte, pituitaria o ipofisi, coscienza unitiva) per portare il potere di kundalini nei tre chakra segreti, golata  (nel retro della gola, sull’ugola), lalata (sopra l’ajna chakra) e lalana (all’interno del palato molle).

Una delle pratiche più importanti per il risveglio della Kundalinî consiste nell’arresto del respiro (kumbhaka), reso possibile da una particolare posizione del corpo (asana). Uno dei metodi più comuni è quello illustrato dalla khecarî mudrâ, che consiste nell’ostruire la cavità orale con l’estremità della lingua spinta addietro nella gola. La conseguenza è un’abbondante salivazione che viene assimilata all’ambrosia celeste (amrta), mentre la carne stessa della lingua viene paragonata alla carne di vacca che viene mangiata. Questa simbologia, frequente nei testi tantrici, sta a dimostrare che lo yogin che risveglia la Kundalinî è ormai partecipe della trascendenza, è un jîvanmukta “vivente liberato” e, come tale, può infrangere il più tassativo divieto degli Indù, che è appunto quello di mangiare carne di vacca.

Nel Tantra fondamentale è la “pratica” che consiste nella canalizzazione e nel risveglio cosciente dell’energia sessuale che va verso l’alto, penetrando i vari chakra, per unire la Sakti interiore con il principio di Siva di trascendenza. I chakra una volta attraversati da Kundalini sono tutti aperti e risvegliati (fungono da trasformatori, modificano gli impulsi da una frequenza ad un’altra), altrimenti la pratica si rivelerebbe piuttosto pericolosa. Il chakra dell’ombelico (manipuracakra) è il punto di concentrazione dell’energia solare ed il chakra della testa (sahasraracakra) è il centro dell’energia lunare.

“La grande dea Kundalini, l’energia primordiale del Sé, dorme nella regione sessuale del corpo. Ella ha la forma di un serpente, arrotolato tre volte e mezzo. Finché rimane addormentato, l’anima individuale (jiva) è limitata e non può giungere alla vera conoscenza. Ma come soltanto la chiave giusta apre una particolare porta, così il Tantra yoga apre la porta di Kundalini, conducendo il Sé verso l’esperienza di Brahma e ottenendo la liberazione”.
Gheranda Samhita

Mokṣa: la liberazione finale

La via iniziatica tantrica è definita la “Porta Segreta” che conduce alla liberazione finale (Moksa). Significa che non esistono privilegiati o predestinati, ma solo “qualificati” per maturità spirituale.

“Molti sono i chiamati e pochi gli eletti”, non tutti i chiamati alla fine vogliono veramente arrivare allo scopo per il quale sono stati chiamati sulla Via.

Il Tantra yoga intende essere l’unione dei due principi cosmici (Shiva e Shakti) e si propone come obiettivo Moksa, la liberazione dal Samsara, il ciclo delle rinascite. E’ l’obiettivo finale dell’esistenza di ciascun essere spirituale che, attraverso la Moksha, si libera dal corpo psicofisico e riacquista la dimensione eterea dello Spirito, dell’Atman. Il samâdhi, l’annullamento della dualità, viene realizzato quando è resa attiva la Kundalinî, la forza latente del corpo umano, di quel corpo che proprio nel Tantrismo acquista un’importanza grandissima, passando da sorgente di dolore a veicolo di salvezza.

Ogni cosa è Sakti, ogni tipo di manifestazione. Per questo il tantrika con il Tantra ripercorre il sentiero della manifestazione, scoprendo le energie, le forze e i poteri che sottostanno a tutto, in modo che Sakti sia il veicolo per riunire l’individuo con Shiva e conoscere la suprema esperienza (samadhi o nirvikalpa samadhi).

Il Tantra yoga è in grado di portare il tantrika a percepire-vedere, percepire-sentire e percepire-conoscere l’infinito dentro di sé attraverso il finito esterno a lui, il mondo limitato della forma. Il tantrika attraverso la conoscenza della coscienza individuale (jivatman) può arrivare a conoscere la Suprema Coscienza (paramatman) e decidere, scegliere se, e quando, fondersi con essa.

“Attraverso ciò che ci fa cadere possiamo risollevarci”.
— Kularnava Tantra

TANTRIC SADHANA

La Shiva-samhitâ è il trattato di Tantra-yoga più accurato. Le tecniche di hatha-yoga descritte nella Shiva-samhitâ costituiscono un aspetto dello Yoga, sistema filosofico indiano, che rientra tra i sei tradizionalmente definiti ortodossi. Accanto allo Yoga classico, che deve la sua formulazione a Patanjali, esistono altre forme di Yoga come quelle non brahmaniche (seguite da buddhisti e jaina) o, ancora, quelle di struttura magica e mistica e proprio a queste forme la Shiva-samhitâ fa riferimento.

Di seguito due pratiche descritte nel testo ritenute fondamentali per il risveglio di Kundalini.

Shakti câlana mudrâ

Il saggio svegli la Kundalinî, che dorme profondamente nell’âdhâra, traendola in alto con forza per mezzo dell’apânavâyu. Questa è la shakticâlanamudrâ, che conferisce ogni potere.

La shakticâlanamudrâ secondo altri testi consiste in un movimento dei muscoli addominali da destra a sinistra e da sinistra a destra, a spirale; questo procedimento viene accompagnato dall’inalazione e dall’unione di prâna e apâna. Lo shakticâlana viene praticato prima della yoni mudrâ.

Chi pratica ogni giorno lo sakticâlana ottiene il prolungamento della vita e la distruzione delle malattie.

Abbandonato il sonno, di certo la serpe si rizza da sola; perciò lo yogin che desidera il successo compia questa pratica.

La Kundalinî che dorme arrotolata come un serpente nel mûlâdhâra, svegliata, si rizza.

Chi pratica sempre, secondo le istruzioni del maestro, l’eccellente shakticâlana, ottiene la vigrahasiddhi, che da il potere di animan e le altre siddhi; come può dunque temere la morte?

Chi pratica per due secondi, con zelo, al momento opportuno, lo shakticâlana, vede vicino il successo; lo shakticâlana deve essere praticato dagli yogin nella posizione adatta.

Vìparîta karanî mudrâ

Lo yogin, messa la testa a terra, drizzi le gambe in aria: questa è la viparîtakrti tenuta segreta in tutti i Tantra.

Secondo altri testi, invece, occorre sedersi con le gambe stese in avanti e con le mani sulle ginocchia e fare cinque rapidi respiri, inspirando poi dalle due narici, trattenere il respiro più a lungo possibile pensando di risvegliare l’energia avvolta nelle sue spire (Kundalinî).

Lo yogin che segue sempre questa pratica per tre ore al giorno vince la morte e non perisce neppure nel pralaya.

La mudrâ sconfigge non solo la morte, ma anche la distruzione periodica cui va soggetto l’universo.

Colui che beve l’ambrosia diventa simile ai siddha, colui che pratica questo bandha è onorato tra tutte le creature.

“Quando c’è solo godimento fisico, non c’è liberazione. Quando c’è solo liberazione, non c’è godimento fisico. Ma sia il godimento fisico che il liberarsi sono nel palmo della mano di coloro che sono devoti all’Essere Supremo”.
— Kaularahasya

Maya Swati Devi

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