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Foto di Karin Henseler da Pixabay

“Ogni anima viene a questo mondo fortificata dalle vittorie e debilitata dalle sconfitte delle sue vite precedenti.”
— Origene di Alessandria

Quando sentiamo parlare di reincarnazione, automaticamente associamo questo concetto alle religioni o filosofie orientali, come il buddhismo, l’induismo e lo yoga, pochi sanno che questa dottrina era ed è molto diffusa nel mondo ed è stata parte del credo dei primi patriarchi della chiesa cristiana.

Troviamo riferimenti alla reincarnazione nei vangeli classici. I vangeli Matteo 17:10-13, Marco 9:11-13, Luca 9: 33, citano Gesù che nella trasfigurazione diceva ai suoi discepoli: “Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro” Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. (Lasciando sottintendere che Giovanni il Battista era la reincarnazione del profeta Elia).
Nel vangelo di Matteo 11:14-15 Gesù parla ai suoi discepoli di Giovanni il Battista: “E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda.” Dichiarando esplicitamente che Giovanni il Battista è la reincarnazione del profeta Elia.
Il vangelo di Giovanni 9:1-3, cita un episodio in cui Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita. Ed i suoi discepoli gli domandarono: “Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.” (Intendendo che l’uomo aveva vissuto prima di nascere cieco nella presente esistenza).

Molti dei padri della chiesa cristiana accettavano la dottrina della reincarnazione che derivava dagli insegnamenti del cristianesimo esoterico. Giustino Martire vissuto dal 100 al 165 dell’era corrente affermava: “L’Anima vive più di una volta in corpi umani, ma non può ricordare le sue esperienze anteriori”.

Nel terzo secolo dell’era corrente, Origene uno dei padri fondatori del cristianesimo, considerato secondo solo a Sant’Agostino per la sua influenza durante i primi tempi della chiesa, scrisse nella sua opera Sui principi: “A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi, a causa dell’associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forma dalla quale passano poi alla forma di piante. Restano in queste diverse forme di corpi fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale.”

Chiaramente la dottrina della reincarnazione era radicata nella teologia dei primi cristiani, purtroppo con il tempo, questo concetto, inizio a cambiare e divenne sinonimo di eresia.
l’Imperatore Giustiniano, considerato dagli storici l’ultimo imperatore romano, nell’anno 543 dell’era corrente., convocò un sinodo a Costantinopoli, con l’unico proposito di condannare gli insegnamenti di Origene sulla dottrina della reincarnazione benché il pretesto fosse un altro: deliberare sui “Tre Capitoli” delle chiese dissidenti, considerate da Giustiniano ribelli ed eretiche che non dipendevano direttamente dal potere di Roma. Origine era allora il più rispettato ed amato Padre della Chiesa cristiana originale.
Il concilio, noto anche come il Secondo Concilio Ecumenico, non fu presieduto dal Papa Virgilio che non era d’accordo con l’Imperatore, ma da Eutichio, aspirante al patriarcato di Costantinopoli, molto vicino a Giustiniano. Il sinodo contava la presenza di 165 vescovi.

Il Papa Virgilio, si oppose fortemente al concilio e non fu presente a nessuna delle deliberazioni né inviò alcun rappresentante e pertanto non accettò mai che la dottrina della reincarnazione fosse proscritta dal credo cristiano. Per timore dell’ira vendicativa dell’Imperatore, durante le consultazioni, fu costretto a rifugiarsi in una chiesa di Costantinopoli.
Il concilio, sotto il totale controllo dell’Imperatore e nell’assenza del Papa, sviluppò una serie di anatemi, che considerava nemici dei suoi interessi politici e che trovavano in Origene il loro teologo più autorevole. Due degli anatemi elaborati da Giustiniano sono i seguenti:

  1. Contro chiunque dichiari o pensi che l’anima umana preesisteva, ossia che sono stati prima spiriti e sacre potestà ma che, sazi della visione di Dio, si sono volti al male, e in questo modo il divino amore è morto in loro e sono pertanto divenuti anime e condannati al castigo dentro corpi, anatema sia.
  2. Contro chiunque dichiari o pensi che l’anima del Signore preesisteva ed era unita con Dio il Verbo prima della Incarnazione e della Concezione della Vergine, anatema sia.

Il fatto di aver rimosso la reincarnazione aveva fatto insorgere quesiti sul significato del primo grande sacramento cristiano, il battesimo. Inteso dai teologi paleocristiani, come atto di pulizia del karma dalle vite precedenti per rinascere a nuova vita spirituale.

La rimozione di questa dottrina da parte del secondo concilio creò un dilemma teologico che venne risolto nel VI secolo da San Agostino, il quale per spiegare questa antinomia concepiva la teologia del peccato originale. Secondo la teologia di San Agostino, l’anima che non esisteva prima dell’atto sessuale, in qualche maniera diveniva contaminata dall’atto sessuale, concepito all’origine da Adamo ed Eva; quindi, necessitava la purificazione attraverso il battessimo. In poche parole, il Concilio, affermava che l’anima non è divina perché nata con il peccato e che quindi la chiesa è l’unica ad avere il potere di garantire l’immortalità.

Perché la Chiesa si sforzò tanto per screditare la reincarnazione? L’impatto psicologico della reincarnazione può essere la migliore spiegazione. Una persona che crede nella reincarnazione assume la responsabilità della propria evoluzione spirituale attraverso la rinascita. Lui o lei non hanno bisogno di sacerdoti, confessionali o riti per evitare la maledizione o di sborsare denaro per le indulgenze. Idee queste che certamente non fanno parte degli insegnamenti di Gesù. Nella dottrina della reincarnazione l’individuo diviene responsabile delle proprie azioni verso sé stesso e gli altri.

Credere nella reincarnazione elimina la paura dell’inferno eterno che la Chiesa usa per disciplinare il suo gregge. In altre parole, la reincarnazione corrode direttamente l’autorità ed il potere della dogmatica chiesa, ci rende più responsabili delle nostre azioni e ci dà la possibilità di evolverci spiritualmente. Non è strano allora che questo concetto innervosisca così tanto i difensori della fede. Mediante quell’atto stravagante la chiesa difendeva la dottrina del cielo e dell’inferno e le pene eterne perché accentrava più potere nelle sue mani. E in questo modo la reincarnazione fu proscritta commettendo uno dei più gravi equivoci del cristianesimo.

Umberto Assandri

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