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Tempo di lettura:4 minuti, 31 secondi

Hai fiducia in te stesso oppure la timidezza ti paralizza? Sei presente e partecipativo oppure fai fatica a entrare in confidenza? Sai far valere le tue motivazioni oppure no?

Alcuni blocchi possono allontanarci dai nostri obiettivi e gli altri potrebbero interpretare il nostro imbarazzo come un segnale di distanza o, peggio ancora, di chiusura. La chiave, semplice ma mai scontata, è riconoscere i propri limiti e individuare i punti di forza. Fare esperienza dell’adesso. Ciò ci aiuterà ad aprirci agli altri e al mondo. Questo si chiama MINDFULNESS.

La nostra tendenza naturale è quella di evitare eventi e circostanze spiacevoli. Ma quando un problema c’è, l’evitamento può solo peggiorare la situazione: non affrontare i problemi emotivi può portare a depressione o ansia, non affrontare un conflitto può portare al risentimento e addirittura alla rottura di una relazione. Inteso come occasione di confronto, il conflitto può rappresentare una risorsa, una possibilità di scambio, un arricchimento. Ma allora, perché nella realtà spesso è così difficile trovare la soluzione a un conflitto? Perché entra in gioco l’emotività, che spesso personalizza il conflitto e impedisce di ragionare a freddo e quindi innesca un’escalation di emozioni non piacevoli.

L’intelligenza che ci aiuta nelle questioni importanti della nostra vita non è quella puramente razionale, ma un insieme di fattori in cui l’attenzione verso gli altri, la capacità di modulare i sentimenti per non esserne travolti, la tenacia nel perseguire un obiettivo nonostante i fallimenti e l’autocontrollo hanno un ruolo fondamentale. Questa intelligenza cosiddetta “emotiva” può essere appresa e sviluppata nel tempo attraverso l’autoconsapevolezza, il controllo delle proprie emozioni, la motivazione di sé stessi, il riconoscimento delle emozioni altrui e la gestione delle relazioni.

Partiamo dal presupposto che noi non vediamo la realtà, ma la nostra interpretazione della realtà, che dipende dalle esperienze fatte e dalle convinzioni, dall’educazione, dagli stereotipi. Una mappa del tutto personale che determina il modo in cui percepiamo, pensiamo, ci sentiamo, agiamo e ci relazioniamo con gli altri. Attraverso la mindfulness, diventiamo più consapevoli dei nostri schemi di pensiero abituali e scopriamo se sia il caso di metterli in discussione.

L’eccesso di pensiero è uno dei mali più insidiosi dei nostri giorni, uno dei principali nemici del benessere psicofisico e delle relazioni. Spesso i pensieri ci fanno paura, ci imprigionano nella nostalgia o nell’ansia, costringendoci a dissipare energie. Occorre renderli limpidi, accogliere la realtà e smettere di lottare contro le emozioni negative, che spesso e volentieri ci travolgono nella spirale di un ciclone emotivo.

Mindfulness significa portare attenzione e consapevolezza al momento presente – a ogni respiro, movimento, pensiero, sensazione, emozione – in modo curioso e non giudicante. Coltivando comprensione e accettazione profonda di qualunque cosa accada attraverso un lavoro attivo con i propri stati mentali. In questo il corpo ha un ruolo centrale. È attraverso il corpo e la consapevolezza attenta del suo stato presente che è possibile immergersi nel presente e riaprire un contatto con le emozioni difficili, identificarne le sensazioni e sentirle prendere corpo. La rabbia fa salire il sangue alla tesata. La paura ci fa tremare o ci immobilizza. Il senso di colpa ci piega in due. L’amore ci fa vibrare. La vergogna ci schiaccia.

Gli effetti positivi della mindfulness sono tantissimi: maggiore consapevolezza delle proprie capacità, miglioramento della gestione emotiva, aumento della concentrazione, anche sotto stress, maggiore attenzione alla qualità delle relazioni, apertura mentale, sviluppo della capacità di ascolto, miglioramento della risposta immunitaria, riduzione del dolore cronico, della pressione arteriosa e dei livelli di colesterolo, miglioramento della qualità del sonno e della vita. L’elenco sarebbe ancora lungo. La mindfulness, per esempio, è utilizzata in alcuni casi per trattare i disturbi dell’alimentazione. Le persone sottoposte al mindful eating imparano a riconoscere le proprie emozioni e regolare lo stress, senza ricorrere al cibo, e vedono un aumento della consapevolezza delle sensazioni di fame e sazietà.

Per approcciarsi alla pratica della mindfulness è necessario acquisire uno specifico assetto mentale, sviluppare una incrollabile motivazione a praticare regolarmente, l’impegno a lavorare su se stessi, l’autodisciplina per perseverare nel percorso, che costa di pratiche formali e informali. Sempre. L’obiettivo è infatti applicare le abilità di mindfulness alla vita quotidiana, alle comuni attività di ogni giorno che possono diventare momenti di consapevolezza quando portiamo piena presenza in tutto ciò che facciamo: guidare la macchina, prepararsi il caffè, lavarsi denti…

Il respiro è il ponte fra il nostro corpo e la nostra mente, l’elemento che li riconcilia e ne garantisce l’unità, che consente di percepire il continuo cambiamento della realtà interna e esterna. La mente è come una scimmia che oscilla da un ramo all’altro, pensa spesso al passato, rimuginando, o al futuro, preoccupandosi. Le pratiche di Mindfulness le ricordano di tornare al momento presente, di concentrare l’attenzione a ciò che sta accadendo nel qui e ora. Ciò significa accettare ciò che è, senza combattere con la realtà, con noi stessi e con gli altri. Prendiamo il comando e spegniamo il pilota automatico. Non dobbiamo agire prima di essere. Non dobbiamo reagire anziché rispondere.

Il cervello è in grado di cambiare la propria struttura a seconda dell’attività che esegue. Attraverso la meditazione, miglioriamo la plasticità cerebrale e godiamo dei benefici conseguenti, prima di tutto l’autocoscienza e l’autocontrollo. Perché anche la consapevolezza allena i muscoli e dice a se stessa: «Esisto qui e ora. Faccio esperienza dell’adesso. Medito e basta!».

Viola Shanti

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