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Tra le tante inesattezze causate dai nuovi approcci di “psicologia positiva” e new age, c’è la pericolosa convinzione che il PERCORSO SPIRITUALE e l’evoluzione personale ci renda buoni, calmi e pacifici.

Si colpevolizza la rabbia, l’odio viene negato, il dolore addolcito da una fuga spirituale.

Invece essere CONSAPEVOLI vuol dire diventare spietati perché osservando le cose per ciò che sono, diventi diretto, chiaro, lucido, spietato appunto.
Per qualcuno schiavo dei suoi doveri, sarai anche “egoista”.

Invece sei diventato solo ONESTO con te stesso.

Ci hai messo disciplina, e ora sei qui.

E pretendi responsabilità perché diventi propositivo per te stesso.
Pretendi coraggio perché diventi coraggio.
Pretendi ordine perché tu fai ordine in te.
Pretendi azione perché smetti di nasconderti dietro le parole.
Pretendi di agire ora perché vivi qui e ora, non nel passato né nei “forse… vedremo”.
Pretendi azione perché non tolleri scuse e giustificazioni nemmeno da te, figuriamoci dagli altri.

E si diventa diretti, perchè la voce dà forza a ciò che senti dalla pancia e dal cuore.

Chi sei?
Qui emerge la tua identità esistenziale.

E per farla emergere devi togliere il guscio.

Quindi rompi gli schemi, i dogmi, abitudini e gli equilibri, ti metti scomodo per andare oltre.
Perciò smetti di accomodare gli altri che assecondano i loro schemi.

Fare un percorso evolutivo è una battaglia contro vecchi schemi e comodità che ti soffocano, opprimono la tua vera essenza e natura.
Sai chi sei. Realizzi te stesso.

E non si è simpatici quando si è consapevoli, non si è buoni necessariamente se questo implica assecondare e rinunciare, e nemmeno gentili per accarezzare l’ego altrui.

La gentilezza di chi è consapevole è la grazia di chi ha il potere di sacrificio.

Perché la consapevolezza non ha paura, non negozia nulla e non è accomodante, non puoi aggiustarla come ti fa comodo.

Tra un OM e un Namastè, ci sono dei “ma vaff…” perché la presa di coscienza esige intenzione, azione, sostegno, rispetto in primis per se stessi, amore per se stessi, dignità e regalità, abbandono delle comodità, senso di giustizia.

Forse dopo, quando avrai forgiato te stesso svincolandoti dal senso di colpa e del dovere e dal bisogno di accettazione altrui… allora sarai veramente LIBERO.
E vedere OLTRE.
E vivere OLTRE.

Oltre troverai le tue sette identità psichiche che esprimono la unica vera Identità: quella COSMICA.

Carolina AmarDevi Kaur Paoletti
Insegnante Kundalini yoga certificata Ikyta International, Brain Longevity specialist e ideatrice metodo Kundalini Flow ®

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5 thoughts on “Sullo Yoga e il cliché del finto buonismo, l’illusione della pace perenne

  1. Per i discepoli vale la regola del contenimento delle espressioni negative e dei comportamenti violenti. Questo è il minimo. Un minimo di autocontrollo è indispensabile. Imparare ad osservare se stessi conduce per forza ad un comportamento castigato. Altrimenti si è come tutto il resto del mondo.

  2. “rispetto in primis per sé stessi, amore per sé stessi, dignità e regalità, abbandono delle comodità e senso di giustizia” … Piano piano anche questi attaccamenti dell’ego cadranno lungo il cammino dello yoga ; )

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