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Senza emozioni non c’è alcuna possibilità di trasformare le tenebre in luce, l’inerzia in moto, l’apatia in movimento, l’indifferenza in passione”
— Carl Gustav Jung

Dal riequilibrio del corpo verso il dialogo interiore

Lo yoga ci offre un ottimo strumento per riequilibrare in modo autonomo gli stati emotivi, a partire dal corpo. Un viaggio che secondo le proprie capacità può fermarsi al ripristino dell’equilibrio oppure spingersi man mano sempre più in là, in un cammino di conoscenza verso un dialogo interiore che a partire dal tappetino arrivi al quotidiano.

Yoga ed emozioni, perchè?

“Rendi cosciente il tuo inconscio altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e lo chiamerai destino“.
— Carl Gustav Jung.

“Non solo pratica fisica”, si dice in merito allo yoga: il corpo è solo il primo gradino del cammino di conoscenza che propone lo yoga, nei suoi 8 passi ovvero gli “Ashtanga“. Invero, il dominio della conoscenza cui si riferisce lo yoga è molto più ampio rispetto a quello strettamente cognitivo che intendiamo nella nostra cultura occidentale: è un dominio sensoriale, motorio, anatomico, spaziale, posturale, chimico, metabolico, nervoso, energetico, lessicale, immaginativo, spirituale, rappresentativo, simbolico, onirico. E’ un DOMINIO PERCETTIVO AD AMPIO SPETTRO che rappresenta l’individuo a tutto tondo, toccando inevitabilmente la SFERA DELLE EMOZIONI e con essa la MEMORIA DI SENSO, ossia tutto ciò che nel nostro vissuto e nel nostro quotidiano è legato alla SFERA DEI SIGNIFICATI. Molto più di quanto la parola riesca a rappresentare, ciò che portiamo nella pratica attraverso il nostro STARE SUL TAPPETINO, va ben al di là di ciò che possiamo esprimere verbalmente e al contempo con il solo corpo. Praticare yoga è in definitiva UN’ESPERIENZA MULTILIVELLO che attraversa la nostra persona toccando le nostre corde sensibili ci porta a trasformare come stiamo in quel momento e quindi anche ciò che siamo: un’esperienza che METTE INSIEME I PEZZI di tutto ciò di cui il quotidiano ha lasciato traccia in noi. E come avviene questo processo? Prima di tutto RITROVANDO NOI STESSI E IL NOSTRO CENTRO A LIVELLO EMOTIVO, ricompattando l’io attraverso l’esperienza concreta della pratica. Lo yoga ci aiuta a tornare alla base per ripartire, rimanendo a contatto con le fatiche del nostro vivere, anche di fronte alle fatiche più più pesanti, gravi e complesse come i TRAUMI EMOTIVI: siano essi “T grandi” ossia traumi dovuti ad eventi catastrofici esterni, che nel caso dei ben più devastanti “T piccoli” ossia i traumi relazionali. Bessel Van der Kolk infatti ha parlato più volte nei suoi studi del ruolo dello yoga nel trauma emotivo e dell’inaspettato boom dello yoga a New York in seguito alla caduta delle torri gemelle, contrariamente alle aspettative che immaginavano una esplosione delle richieste di psicoterapia.

Come nascono e  cosa c’entra lo Yoga con le emozioni?

L’origine delle emozioni non è scontata, poiché lega il mondo sensoriale al mondo dei significati: lo stesso evento o la stessa sensazione, infatti può generare o meno emozione nella stessa persona secondo il contesto, ossia in base alle famose 5 W (who, where, how, when, why: chi, dove, come, quando, perché). L’emozione quindi è legata da un lato alla percezione sensoriale e dall’altra a quella mentale; sono entrambi modalità di entrare in contatto con il mondo che ci circonda, relazioni comprese, ma esse dicono anche qualcosa di noi e dei nostri condizionamenti, ci parlano di cosa accade dentro noi stessi. “Il bambino in deprivazione sensoriale, non sviluppa la mente” ci insegnano gli studi riportati da Vittorino Andreoli sull’origine della coscienza e questo ci aiuta a capire come l’esperienza dei sensi sia fondamentale per formare percezioni, conoscenza e valori dentro di noi. Ma cosa ha a che fare tutto questo con lo yoga? LO YOGA E’ IN GRADO DI RISVEGLIARE ATTRAVERSO I SENSI PROPRIO QUELLE EMOZIONI BLOCCATE IN NOI, lavorando a partire dal corpo (embodiment) oppure dalla mente (disembodiment), per rimettere in moto le sensazioni fisiche e man mano le emozioni, in uno SPAZIO SICURO. Perché serve uno spazio sicuro? Per sciogliere la paura profonda che blocca l’accesso della coscienza alle nostre emozioni, portando un blocco anche della nostra energia vitale (il Kundalini). In uno spazio sicuro, di accoglienza e compassione, le paure inconsce si dipanano, il corpo scioglie le sue difese e si apre all’ascolto e alla conoscenza di sé.

Cosa servono e cosa ci dicono le emozioni?

Le emozioni si possono negare, reprimere, trattenere, inibire, rimuovere, spostare, nascondere, evitare, sublimare, ma sicuramente LE EMOZIONI NON SI POSSONO CONTROLLARE. Il ruolo funzionale delle emozioni anche in presenza di situazioni scomode o dolorose, è quello di accompagnarci e proteggerci mettendo in relazione il mondo esterno con la nostra storia e il senso della nostra strada. LE EMOZIONI CI DICONO SEMPRE QUALCOSA DI UTILE PER ORIENTARE LE NOSTRE SCELTE E IL NOSTRO AGIRE E LO YOGA CI OFFRE UN OTTIMO STRUMENTO PER ASCOLTARLE a partire dal corpo i dai nostri processi mentali. Lo yoga ci aiuta a contattare, riconoscere, osservare ciò che si annida in noi, lasciando che lentamente si trasformi: per farci prendere fiato e aiutarci a venire a patti con esso, costruendo un dialogo interiore a partire dal tappetino di yoga e arrivare al quotidiano.

Reazioni alle emozioni: osserva il tuo corpo

“La tua visione diventerà chiara, quando avrai imparato a guardare nel tuo cuore: chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia.”
— Carl Gustav Jung

Come ogni emozione ci parla, così anche ogni meccanismo di reazione ci racconta qualcosa di utile. LO YOGA CI METTE A CONTATTO CON LE NOSTRE REAZIONI PER POTERLE INTERROGARE PRIMA ANCORA DI CAPIRE QUALI SIANO LE VERE EMOZIONI AD ESSE SOTTESE: in questo modo possiamo avvicinarci passo dopo passo alla comprensione del groviglio di implicazioni che esse comportano. Lo SCOPO ultimo del processo yogico NON E’ IL FARE O IL DECIDERE, MA E’ COMPRENDERE E ACQUISIRE CONSAPEVOLEZZA. Lo yoga è infatti un cammino di LIBERTA’ che non ci obbliga ad intraprendere nessuna strada, ma ci apre al mondo delle possibilità attraverso la conoscenza di ciò che è e di ciò che potrebbe accadere come conseguenza delle nostre azioni o decisioni. Traducendo in poche parole, la pratica a tappetino è un CAMMINO DI RISVEGLIO DELLA COSCIENZA, come presupposto della nostra libera autodeterminazione. Come abbiamo scritto, questo risveglio avviene già attraverso l’osservazione delle nostre reazioni alle emozioni, reazioni quali:

  • Negare, sminuire, rimuovere, spostare, evitare – sono meccanismi di ottundimento della coscienza che man mano possono portare al freezing o congelamento del corpo, come un torpore che porta all’incapacità di provare emozioni; meccanismo difensivo e protettivo che alla lunga però porta apatia, depressione, demotivazione, confusione;
  • Reprimere, trattenere, inibire, nascondere – sono invece meccanismi di difesa che implicano l’impiego di una grande quantità di energia che contrae/irrigidisce il corpo in zone specifiche e alla lunga può depauperare/logorare le proprie risorse, lasciandoci scarichi oppure viceversa portandoci ad un burn out esplosivo;
  • L’impulso a mettere in atto l’emozione non appena si presenta o ad amplificarla – è invece sintomo di assopimento delle facoltà corticali a favore di una iperattività dell’amigdala (la zona deputata alla reattività al pericolo), con conseguente inibizione della capacità riflessiva e favore di un funzionamento istintivo/viscerale;
  • Sublimare – è sicuramente il più nobile tra i meccanismi di reazione alle emozioni, ma anch’esso può portare a esacerbare le tendenze idealistiche che, se non contenute, finiscono per avere lo stesso effetto disfunzionale degli altri meccanismi.

Lo yoga ci offre l’opportunità di osservare durante la pratica lo svolgimento di tutte queste reazioni, attraverso l’ascolto delle tracce che essi lasciano nel nostro corpo (somatizzazione): poiché il corpo non può mentire e ci fornisce indicazioni preziose per la nostra comprensione.

Cosa ci porta a reagire alle emozioni?

Ma in definitiva, quindi, perché la nostra mente si spende così tanto nel mettere in atto tutti questi meccanismi di reazione alle emozioni? La risposta è molto semplice: PER PROTEGGERCI DALLA SOFFERENZA. Questo meccanismo di autodifesa è assolutamente nobile e sano fintanto che non si cronicizza portandoci a quella che si suole chiamare una VITA IN BIANCO E NERO ANZICHE’ UNA VITA A COLORI. Ossia fintanto che quello stesso meccanismo difensivo, si protrae a tal punto da sovrastarci impedendoci di tornare a vivere in maniera piena: quando il “pericolo” e la sofferenza sono passati e noi potremmo tornare ad essere sereni oppure quando abbiamo la possibilità di emanciparci da una situazione, ma non riusciamo a farlo perché ci sentiamo bloccati. LO YOGA CI INSEGNA CHE ESISTONO DUE MODI DI GESTIRE LA SOFFERENZA:

  • La più scontata ma disfunzionale modalità è quella che comporta LA PERCEZIONE DI IMPERMANENZA ANZICHE’ UNITA’ DELL’ESISTENZA, POICHE’ ESSA SI IDENTIFICA CON LA SUCCESSIONE DEGLI ACCADIMENTI E LA COSTANZA DEL DOLORE: in questi casi passiamo dal “provare sofferenza” ad “essere sofferenti”, perdiamo il nostro centro, entriamo in confusione, non sappiamo più chi siamo e ci lasciamo sovrastare dagli eventi della vita;
  • La via meno scontata ma più funzionale, invece, è quella che comporta IL MANTENIMENTO DELL’UNITA’ DELL’IO DI FRONTE ALLA SOFFERENZA TANTO DA POTERNE OSSERVARE I MECCANISMI COGLIENDO L’IMPERMANENZA DEL DOLORE E L’UNITA’ DELL’ESSERE: ossia il nostro essere rimane unitario, non si confonde più con gli accadimenti e rimanendo tale riesce ad osservare e apprendere cogliendo l’andamento della dinamica di impermanenza della sofferenza, senza farsi da essa sopraffare.

La pratica yoga ci aiuta a RITROVARE L’UNITA’ DELL’IO, per stare in maniera sostenibile con le inevitabili sofferenze della vita, senza identificarci e farci da esse travolgere.

La chiave per stare con l’emozione: aprire il dialogo

Ma una volta ritrovato il nostro centro, in quale modo possiamo imparare a stare con le emozioni specie le più dolose e scomode? METTENDOCI IN DIALOGO, OSSIA RIMANENDO IN RELAZIONE CON ESSE. Lo yoga ci aiuta a fare del nostro corpo uno SPAZIO SOSTENIBILE IN CUI STARE per riconoscere e rimanere a contatto con le nostre emozioni, imparando a decifrarle attraverso l’alfabetizzazione emotiva. E quando, al contrario, non riusciamo in alcun modo ad entrare in dialogo e relazione con l’emozione, lo yoga ci invita a domandarcene comunque il motivo; poiché il mancato accesso stesso all’emozione ha da dirci molto sulla situazione che stiamo vivendo e sui nostri limiti, sull’eventualità di chiedere un aiuto esterno oppure di effettuare un totale cambio di rotta di vita.

In dialogo con le emozioni: Chi, Cosa, Dove, Come, Quando?

Abbiamo detto che l’origine delle emozioni non è scontata, poiché lega il mondo sensoriale al mondo dei significati della persona e che le note domande 5W (who, where, how, when, why: chi, dove, come, quando, perché) possono aiutarci a capire cosa vuole comunicarci ogni emozione. Ma metterci in relazione con ciò che sentiamo, non è solo imparare a interrogarci facendo le giuste domande, ma costruire un rapporto che in quanto tale distingue le due parti ed evita che esse di confondano con loro. Grazie a questo possiamo imparare a passare ad esempio dall’ESSERE RABBIOSI AL SENTIRE RABBIA, dall’ESSERE TRISTI AL SENTIRE TRISTEZZA e così via dicendo. Quando questo avviene, abbiamo lo spazio per interrogarci facendo a noi stessi le domande giuste, ossia quelle che ci permettono di imparare dall’esperienza.

Yoga ed emozioni: i passi della pratica dal corpo al dialogo

Il corpo è la dimora della nostra anima e delle nostre emozioni: senza corpo non esistono le emozioni e per questo la pratica yoga ci aiuta a tornare in contatto con esse attraverso i seguenti passi:

  • 1° passo – DOVE? SENTIRE IL CORPO E IL RESPIRO – RECONNECTION – Riconnettersi con il sentire del corpo, partendo dall’ascolto dei parametri più semplici, quali il respiro (posizione, intensità, ritmo, velocità), il battito cardiaco, comfort/disconfort nella varie parti del corpo –STO, RIMANGO NELLA SENSAZIONE – GROUNDING – Una volta tornati a sentire il corpo e le sensazioni, è importante riuscire a stare a contatto di esse contando proprio sul nostro radicamento in esso: l’ascolto del respiro, l’ascolto del battito, l’ascolto della postura;
  • 2° passo – COME? ATTRIBUIRE VALENZA – PIACEVOLE/SPIACEVOLE – Riuscire a dare una valenza al proprio sentire, senza giudicare ma semplicemente prendendo atto di quello che proviamo come semplice accadimento, è un ulteriore passo “curativo” che è possibile compiere durante la pratica: prendere semplicemente atto di ciò che succede riconoscendo se è spiacevole o spiacevole;
  • 3° passo – COSA? ATTRIBUISCO UN NOME ALLA SENSAZIONE/EMOZIONE – La parola mi permette di circoscrivere l’emozione e il sentire, di nominarlo definendolo, circoscrivendolo, ampliando l’obiettivo per mettere meglio a fuoco l’emozione e tutte le sue implicazioni;
  • 4° passo – CHI? LASCIO ENTRARE LA PRATICA E LA TRASFORMAZIONE – Mi lascio guidare dalla pratica affidandomi al sentire, per far entrare le modificazioni degli stati del corpo che lo yoga suggerisce e ascolto attraverso i parametri di partenza cosa è cambiato in me a fine pratica rispetto all’inizio;
  • 5° passo – QUANDO: CHIUDO IL CERCHIO, INTERROGO IL PROCESSO E MI ORIENTO NELLA VITA – Di pratica in pratica imparo come il mio corpo reagisce alle sollecitazioni quotidiani, quali sono le situazioni disturbanti e perché, identifico cosa posso fare o quale atteggiamento avere per prevenire, anticipare, modificare ciò che fatico a gestire e che mi fa stare male, oppure al contrario identifico le situazioni o l abitudini che mi portano benessere.

E’ un lavoro graduale, costante, invisibile ma molto profondo e duraturo quello che lo yoga ci dà l’opportunità di compire su di noi, in autogestione e completa autodeterminazione.

Elena De Donato

Filosofia, Psicopedagogia, Insegnante e formatrice Yoga 0-90, Special needs, Trauma informed e High sensitivity Yoga®️

Università degli studi di Milano, Yoga Ratna metodo Gabriella Cella, Yoga Gravidanza e post partum metodo Yoga in fascia®️, Yoga for the Special Child©️, GiocaYoga®️, Somatic Competence®️Yoga Teacher, High Sensitive Yoga Persone Altamente Sensibili HSP Italia™️, Docente unica Master GiocayogaCare®️ bambini speciali AIYB, Docente unica ‘Nascita speciale: yoga cesareo, presentazione podalica, prematurità’ per la Specializzazione post Formazione Yoga in fascia®️

Bibliografia

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