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Tempo di lettura:4 minuti, 28 secondi

“You think you’ve got a hold of it all
You haven’t got a hold at all
When you reach the top, get ready to drop
Prepare yourself for the fall
You’re gonna fall
It’s almost predictable”
— Depeche Mode

Amo ascoltare la musica, selezionando quella che più mi piace, si intende. Certe volte una canzone che fa carezze, altre volte una canzone che grida parole di fuoco e fa moltissimo baccano.

Quel testo dei Depeche Mode così meravigliosamente anni ’80, non mi rende indietro solo ricordi di pura bellezza, ma aggiunge al mio presente elementi nuovi e torna così a farmi ballare nella mia stanza.

Fai quadrare il bilancio, dice il cantante e i musicisti del gruppo tirano sù la sua voce fino in alto, nella melodia e nel ritmo. Trova l’equilibrio e metti in conto che capita di non averne o di perderlo e allora puoi farti male.

Di recente mi piace anche leggere libri che non siano romanzi. Si cambia gusto nel tempo e gli interessi si spostano andando a frugare in notizie scientifiche, ondeggiando fra pezzi di poesie, risucchiando il sapere da trattati specifici che danno indicazioni involontarie per imparare a decifrare meglio la vita personale.

Da anni mi piace la fisica e le sue leggi chiare, così fantasticamente verificabili, miracolosamente tangibili. Mi fa stupire e mi fa pensare molto di più, tipo al numero di cose vere che mi è impossibile vedere anche se esistono.

La fede inscalfibile non può nascere da una credenza astratta ma dall’osservazione attenta (del miracolo della vita e delle sue manifestazioni).

A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci
— S. Beckett

Finora abbiamo avuto solo teorie sbagliate, disse un giorno il mio maestro guardandoci tutti fissi, con quegli occhi severi. Sono le teorie dell’uomo incosciente, inconsapevole, addormentato, un uomo simile ad una macchina che si muove dentro un perimetro fatto di concetti, dentro limiti noti e tranquillizzanti entro cui quell’uomo si auto-conferma. Così il costrutto – la corazza – diventa difficile da modificare, al limite si aggiusta un po’ perché l’uomo si troverà ad operare con una visione del mondo predefinita e rigida, senza più apprendere

La vita è sofferenza se resto nel mio campo mentale senza mai uscirne, ho pensato. L’immobilità non mantiene intatto l’equilibrio che è composto, piuttosto, di micro-movimenti. Nulla sta fermo come un sasso, e persino il sasso condivide un lentissimo processo di coesistenza trasformativa col tutto-intorno. Restare fermi per conquistare l’equilibrio non è possibile.

E non è che serva a tanto pensare di darsi da fare cambiando punto d’appoggio dentro nuove scarpe ammortizzate, mettersi a sostituire un desiderio con un altro, una teoria con un’altra, così da sentirsi istruiti e fare bella figura in pubblico. Sarebbe un trito terribile e arrugginito, stupidaggini dei finti profeti, dei finti guru, dei finti sapientoni, sarebbe lo stesso mondo composto di citazioni. Certe volte puoi sentire il bisogno di osare qualcosa che non sai davvero dire, anche a costo di schiantarti, per non continuare a fingere con uno scarsissimo e ormai scassato equilibrio mentale.

Utthita Hasta Padangusthasana

Per il terzo principio della dinamica ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Così fra mano e piede viene ad instaurarsi una tensione, e una forza elastica F→, che sfrutta l’opposizione mano/piede e crea un proporzionale, talvolta incredibile, allungamento.

Come gestire la frustrazione di non saper fare, di cadere, di sentire il limite dell’equilibrio e l’irrimediabile rigidità degli arti? Come fare, in genere, quando si avverte uno squilibrio?

Non lo sappiamo ma possiamo voler provare a saperlo lasciando al corpo il compito di scoprire e poi farmi capire.

Intensità e durata sembrano concetti antitetici nel corpo, nelle emozioni e nei sentimenti in genere. Eppure potrebbe essere una rappresentazione errata della realtà pensare che lo siano, retta dall’idolo fasullo del risultato immediato.

Ogni durata può divenire intensa allenandoci a tentarla, provando e costantemente misurandoci nella stessa. Ogni giorno è il giorno possibile. Ogni volta è la volta giusta. Smettere di difendere il proprio prudente isolamento dal tentare, dal relazionare, dal divenire, dal comprendere e intercettare i punti delle forze contrapposte, può facilitare lo sviluppo dell’elasticità.

Uno dei modi per provarci, nello yoga, è assumere la posizione chiamata Utthita Hasta Padangusthasana (posizione della mano che afferra l’alluce) che allunga i muscoli delle gambe e consente di migliorare l’equilibrio.

Spostando il peso del corpo sulla pianta del piede sinistro, si solleva il ginocchio destro accompagnandolo con la mano destra verso il petto. Nella variante più avanzata, si afferra l’alluce e si distende la gamba in avanti espirando, mantenendo per cinque lunghi respiri. Poi con il braccio sinistro al fianco, la gamba distesa prova ad aprirsi anche lateralmente, mantenendo i fianchi allineati. Altri cinque respiri per poi riportare la gamba in posizione frontale, mantenuta ben tesa, e con le mani ai fianchi si respira ancora profondamente. Il tutto va ripetuto specularmente dall’altra parte, iniziando ad ancorare il piede destro.

Fra i benefici che si possono conseguire si annovera il lavoro sulla forza, sull’allungamento e sull’allineamento del corpo. Se eseguita con costanza, questa posizione amplia l’apertura del bacino, delle spalle e delle braccia. Tutte le posizioni di equilibrio fisico dialogano con la concentrazione e con l’equilibrio mentale. 

Get the balance right!

Raffaella Marini

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