
Sempre di più si scrive e si discute dello yoga e allo stesso tempo, sempre di meno, a mio parere, lo si comprende…
La realtà contemporanea è stata modificata ed influenzata attraverso la diffusione del web, dei social e della conseguente pseudocultura dilagante ormai da decenni, al punto che non esiste quasi più coscienza critica, e l’uomo, come aveva profetizzato giustamente negli anni settanta il sociologo e filosofo francese Jean Baudrillard, consiglierei a tutti la lettura del saggio critico e capolavoro “L’altro visto da sé”, è divenuto merce di scambio.
Ruotando tutto in direzione del denaro, e del profitto individuale, anche il termine scienza fa sorridere, e la stessa idea di progresso sociale, ed evoluzione.
Non essendoci etica, un progetto comunitario funzionante che tuteli l’ambiente naturale nell’insieme, e una cultura basata sulla conoscenza reale dell’individuo, non dovrebbe stupire il trionfo della sofferenza individuale e dell’isolamento personale.
Per tornare al campo dello yoga e della ricerca spirituale in generale, non si è compreso un punto essenziale che diversamente nel mondo dello zen è stato sempre ben chiaro e viene indicato col termine mushotoku; nel nostro linguaggio può essere tradotto col significato di senza scopo o spirito di profitto.
Dunque c’è sempre un obbiettivo da raggiungere nella storia umana, tranne qualche rara e pregevole eccezione, ed è per questo che siamo ridotti così, a causa delle mente discriminante.
Chi insegna yoga, vuole il proprio successo o trionfo, e seguendo questo obbiettivo fa pubblicità, attività promozionale, non comprendendo che mischiando la propria esistenza con quella del sistema economico e divenuto esso stesso un prodotto di consumo.
Si parla anche molto della difficoltà di amare, dei problemi, nelle nuove generazioni, di trovare un centro gravitazionale, ma affidando esse stesse la propria esistenza alla tecnologia, che è merce e profitto delle multinazionali che influenzano il mondo intero, il peso naturale dell’esperienza personale, che consentiva un tempo di discriminare e comprendere, è mediato, fuorviante.
La soluzione c’è ed è smettere di aver paura di perdere, esporsi al rischio, indagare con la propria coscienza ed autonomamente, isolarsi, però è troppo faticoso; meglio affidarsi ai media…
E tanto difficile comprendere le nostre dipendenze da gli altri e dalle relazioni in generale? Il nostro continuo bisogno di essere rassicurati da quella che erroneamente reputiamo civiltà e cultura? E’ tanto arduo divenire osservatori imparziali delle trappole che continuamente ordisce il nostro ego?
Certamente si, anche se lo yoga ha fornito strumenti pratici ed affidabili.
Un’ altra cosa che mi ha sempre stupito è che in questa pratica, e le riflessioni che ad essa sembrano pertinenti, non si quasi mai riferimento all’importanza, per la consapevolezza umana, di imparare dal mondo degli elementi naturali, non in mero senso intellettuale ma frequentando l’ambiente stesso assiduamente. Eppure anche le radici del taoismo poggiano su questo.
Perciò consiglio sempre ai miei allievi di cominciare un viaggio di consapevolezza personale partendo in solitaria per qualche giorno, scegliendo un posto selvaggio, tranquillo e discreto, in compagnia del mare o della montagna, evitando il cellulare e guardandosi finalmente intorno, e conseguentemente dentro…
Allora le lezioni di yoga acquisiscono significato, spessore, sopratutto quella ricerca costante di relativizzare i pensieri personali ottenuta tramite le sequenze fluide, continue, la sincronia di respiro e movimento che non lascia il tempo di pensare. Ed anche le riflessioni a posteriori su come la vera consapevolezza non abbia un oggetto di riflessione ma sia totalmente libera da ogni condizionamento.
Certo a volte si starà male, ci sentiremo a disagio, ci mancherà qualcosa che tuttavia, presto o tardi, faremo meglio ad abbandonare se vogliamo arrivare a capire chi siamo veramente.
Siamo l’intero universo naturale, senza cui l’esistenza non avrebbe alcun senso, o qualcuno pensa ancora che sia più importante possedere degli oggetti materiali? Realizzare obbiettivi individuali prima di capire come funziona il nostro spirito e realizzarlo?
Siamo capaci di stare soli per un po’ di tempo coltivando il silenzio, fino a comprendere che siamo totalmente responsabili, attimo, per attimo, della nostra esistenza? Questo dovremmo finalmente chiederci.
Ed inoltre: dove pensate che risieda la nostra salute se non nella comprensione che siamo integrati con tutto ciò che ci circonda?
La natura incontaminata è strada maestra, unica vera casa e salvezza. Impariamo da lei, sintonizziamo con le origini e dedichiamoci all’essenza!